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La sinistra attacca, Salvini gode: "Fiero di essere un troglodita"

La sinistra attacca Salvini per la scelta di cancellare "genitore 1" e "genitore 2". Lo definiscono "troglodita". Ma ogni affondo si trasforma in un autogol

La sinistra attacca, Salvini gode: "Fiero di essere un troglodita"

Al “populista” ci eravamo abituati. O meglio, Salvini si è ormai rassegnato all’idea di essere additato dalla sinistra come un buzzurro della politica. Ma chi disprezza, compra. Si sa. E alla fine il leader della Lega ne ha fatto un carattere distintivo. “Fiero populista”, ribadisce oggi a destra e a manca. A giudicare dai risultati elettorali, per ora il gioco vale la candela.

Per settimane, soprattutto dopo la formazione del governo gialloverde, intellettuali e sinistre varie si sono scervellate per trovare ora questo ora quell’altro insulto da rivolgere al vicepremier. L’hanno definito “ministro della Malavita”, “criminale”, "Hitler", “sciacallo”. Di tutto un po’. È nell’indole dei radical chic schifare ciò che non sa di caviale. E Salvini tutto appare tranne che un pregiato (e costoso) piatto da degustazione.

Piuttosto il leader della Lega somiglia a un formaggio svizzero dal nome curioso: La “Testa di monaco” (Tête de Moine, in francese). All'olfatto puzza come i piedi di uno sportivo dopo la maratona di New York, ma il gusto è prelibato. Più ne mangi e più vorresti goderne. Agli elettori (per ora) il ruspante Salvini fa questo effetto. "Puzza" di populista per i radical, ma è apprezzato da una buona fetta di chi si reca alle urne e ne vuol saggiare le politiche. Certo, una Tête de Moine non è per sempre come i diamanti. Prima o poi finisce. Ma per ora dobbiamo prenderne atto.

Salvini si mostra come il politico delle (orribili) felpe con scritto il nome delle città che visita. Salvini il leader della ruspa, mezzo contadino aggressivo e non certo paragonabile ad una raffinata Bmw. È il ministro “papà”, rigido nel chiudere i porti. Vuole apparire come un segretario del Carroccio "terra terra", che mette in mostra i chili di troppo a Milano Marittima (altro che Capalbio), passa le serate in discoteca tra un drink e l’altro e pubblica selfie sorridenti a volte senza un perché.

Salvini non cerca sempre e forzatamente il profilo migliore e così appare spontaneo anche se, potete giurarci, la sua comunicazione è studiata a tavolino. Sposa le tesi che nessun’altro si sognerebbe di appoggiare (leggi la difesa della capotreno anti-rom), invita a mangiare italiano, critica gli immigrati e, sotto sotto, gode se qualcuno lo critica aspramente. Ogni affondo dell’avversario si trasforma in un autogol. I rom lo contestano? Lui gli manda coccolosi bacini sui social. E giù apprezzamenti. Maiorca non lo desidera? Lui risponde con la spiaggia romagnola e tanti saluti. I “rosiconi” (così li definisce) non si acquietano nel vederlo al Viminale? Lui gli invia la fotografia di simpatiche caprette. Che c’entrano? Mistero. Ma su Facebook ha comunque raccolto 10mila “mi piace”.

Paolo Del Debbio si disse “fiero” di essere populista. Salvini ha solo trasformato il libro del giornalista nel suo credo politico. Ecco perché oggi, dopo aver spiegato la decisione di cancellare per sempre dal sito del Viminale quel “genitore 1 e genitore 2” per "ripristinare la definizione 'madre' e 'padre'", non si è scomposto di fronte agli attacchi politici. Anzi: ha stappato lo spumante (lo champagne no, che è francese). “Per la sinistra, difendere il concetto di mamma e papà significa essere `trogloditi´”, ha scritto su Twitter facendo riferimento alle parole di Arturo Scotto, dirigente nazionale di Leu. “Allora sono orgoglioso di essere un troglodita!”. Passano pochi minuti, i social apprezzano e molti si affrettano a definirsi #tuttitrogloditi. Ecco un nuovo slogan regalato dall’opposizione.

Presto, forse, lo troveremo stampato su una maglietta.

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