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La sinistra non ride più: testa a testa col centrodestra

Renzi trema. Il centrodestra sarebbe addirittura in vantaggio se dovesse vedersela solo con il Pd renziano

La sinistra non ride più: testa a testa col centrodestra

Roma - Renzi trema. Gli ultimi sondaggi lo danno in caduta libera mentre le opposizioni volano. Non solo. Il centrodestra sarebbe addirittura in vantaggio se dovesse vedersela solo con il Pd renziano. Mentre sarebbero quasi pari se il Pd stringesse un patto di ferro con Sel (3 per cento) e Idv (0,5 per cento). Mossa impensabile per il premier. Gli ultimi dati arrivano dalla Tecnè per Porta a Porta . Il Pd è al 32,5 per cento segnando un bel -2,5 per cento. Cresce della medesima percentuale il Movimento 5 Stelle che si assesta al 25 per cento. Ma la sorpresa arriva sommando le percentuali dei partiti che formano il variegato arcipelago del centrodestra. Forza Italia è al 12,5 per cento; la Lega continua a macinare consensi (+1,5 per cento) e schizza al 15,5 per cento; i centristi di Alfano e Cesa sono stabili al 3 per cento; mentre i Fratelli d'Italia della Meloni aumentano dello 0,5 per cento arrivando al 4 per cento. La somma fa 35,5 per cento: ben oltre al 32,5 renziano. Il partito più forte resta quello dell'astensione: 53 per cento. Anche Euromedia Research per Ballarò registra i medesimi dati: coalizione di centrodestra al 35,3 per cento e Pd al 32,5 per cento. Insomma, il centrodestra è maggioritario nel Paese: concetto ribadito più volte dal Cavaliere e ora rilevato anche da i sondaggi che dicono come la luna di miele tra gli italiani e Renzi sia già finita.

Il problema, per il centrodestra, è la nuova legge elettorale, in vigore nel 2016. L'Italicum, infatti, assegna il premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Pertanto il centrodestra sarebbe vincente soltanto se si presentasse con un unico simbolo. Nel caso l'operazione «listone» riuscisse, per Renzi sarebbero guai seri. Sarebbe sotto. A meno che non faccia l'operazione «matrimonio con Sel»: in quel caso centrodestra e sinistra-centro sarebbero perfettamente appaiati (entrambi al 35,5 per cento). È difficile se non impossibile, però, che un Pd a guida renziana si sposi con Vendola.

Qualora, invece, nel centrodestra non andasse in porto l'operazione «listone» e quindi i moderati andassero sparpagliati al voto, per Renzi ci sarebbe comunque un problema: oggi il Pd andrebbe al ballottaggio con i grillini, ora indietro di 7 punti. E, come dice Bersani: «Statisticamente ai ballottaggi vince chi è arrivato secondo al primo turno». Oppure potrebbe capitare che, a fronte di una continua discesa del Pd, al ballottaggio ci vadano i grillini contro il «listone» del centrodestra.

I dati raccolti da Tecnè coincidono con quelli di Datamedia pubblicati da Il Tempo: il Pd è dato 34,2 per cento ma in ogni caso continua a calare; la Lega, viceversa continua a salire (15,3 per cento); Fi lascia sul campo uno 0,2 per cento (12,3 per cento) mentre il Movimento 5 Stelle è al 22,4 per cento ma è dato in ascesa. Insomma, nei giorni in cui i principali riflettori sono accesi sul dramma greco, crescono i partiti marcatamente antieuropeisti. Ma il premier più che Grillo teme Salvini. Impietoso il recente sondaggio di Pagnoncelli: Renzi ha dilapidato il suo consenso in un solo anno. Era partito con un 61 per cento di fiducia, balzata poi fino al 70 per cento durante le elezioni europee. Oggi è precipitato al 36 per cento; stessa percentuale assegnata al leader della Lega.

Un dato è certo: Renzi non incanta più nessuno.

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