Elezioni Comunali 2018

La sinistra perde anche Sondrio. Trionfa l'ingegnere dei moderati

Scaramellini diventa sindaco con il centrodestra e liste civiche

La sinistra perde anche Sondrio. Trionfa l'ingegnere dei moderati

Milano - Aria nuova anche a Sondrio. Il capoluogo più piccolo e più settentrionale della Lombardia non si sottrae al vento che soffia in tutta la Regione: la sinistra è in affanno, i 5 stelle si confermano quasi inesistenti a queste latitudini e il centrodestra è in grande spolvero, insieme alle liste civiche alleate. Così Marco Scaramellini, ingegnere 52 anni, indipendente, conta di indossare la fascia tricolore dopo aver superato l'avversario Nicola Giugni di quasi undici punti al primo turno. Con questo risultato, il centrodestra in un anno avrebbe recuperato quattro dei cinque capoluoghi andati al voto: nel 2017 Monza, Como, Lodi e oggi Sondrio.

Il Pd perde un altro capoluogo. Una piccola roccaforte. Perché va detto che mentre la provincia, la Valtellina e la Valchiavenna, sono da sempre fedeli a Forza Italia e Lega, Sondrio è un Comune da sempre ostico per il centrodestra, tant'è vero che dall'inizio della Seconda repubblica a oggi solo per una parentesi di 5 anni si è interrotto il dominio assoluto di Alice Molteni e della sua «Sondrio Democratica». E alla fine del suo secondo decennio da sindaco, peraltro, Molteni non si è certo fatto da parte: pochi mesi fa ha indicato in Giugni il suo erede e si è ricandidato per il Consiglio comunale insieme a una folta squadra di assessori e consiglieri uscenti. Tuttavia era difficile che potesse bastare. Già il 4 marzo le elezioni politiche e regionali avevano dato abbondanti avvisaglie di un vento nuovo che stava investendo anche Sondrio. Nel collegio della Camera, il centrodestra con Ugo Parolo aveva staccato di quasi 20 venti punti il centrosinistra, mentre l'attuale governatore Attilio Fontana lasciava a 17 punti di distacco Giorgio Gori del Pd. Scaramellini ha fatto tesoro di questa tendenza politica, e l'ha consolidata con una squadra civica forte. Ha accolto con piacere per ben due volte in due settimane il segretario leghista Matteo Salvini (la seconda visita è stata la prima uscita da ministro dell'Interno) ma ha anche tenuto la barra ferma sulle proposte e sui contenuti.

Scaramellini sapeva di poter contare sulla voglia di novità dei suoi concittadini, e sapeva di poter beneficiare dei voti andati al primo turno ai candidati esclusi: non solo e non tanto i grillini - fermi al 3% - quanto l'elettorato del terzo incomodo, l'ex deputato leghista Fiorello Provera.

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