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La sinistra si ritrova unita solo con la caccia al fascista

L'irruzione degli skinhead a Como diventa l'occasione per scendere in piazza contro «l'escalation razzista»

La sinistra si ritrova unita solo con la caccia al fascista

L'irruzione degli skinheads a Como contro «l'invasione dei migranti» fa ricompattare la sinistra. Otto estremisti sono stati denunciati per violenza privata e apologia di fascismo, nessuno li difende e tutti li condannano ma è una buona occasione per scendere in piazza contro l'«escalation razzista», come dice Laura Boldrini. Dalla presidente della Camera al leader del Pd Matteo Renzi fino al numero uno di Si Nicola Fratoianni e a Francesco Laforgia di Mdp, su una cosa finalmente si trovano d'accordo. Ed è già fissata la data: 9 dicembre a Como, una grande manifestazione «contro ogni intolleranza», annuncia il vicesegretario dem Maurizio Martina.

Superiamo le divisioni, è l'appello di Renzi, e la «condanna sia unanime». D'accordo sull'appuntamento del 9 è il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che nel Pd rappresenta la minoranza. E la Boldrini chiede di «ricorrere a misure adeguate anche con una mobilitazione civile».

Una mano la danno a destra i leader della Lega e di Fdi, che fanno dei distinguo invece di condannare e basta, sgonfiando l'affaire. «Il problema dell'Italia è Renzi - dice Matteo Salvini - non è il fascismo che non può tornare, né le fake news che non esistono. Da una settimana assistiamo a dibattiti surreali. Ovvio che non si entra in casa d'altri non invitati e non è quello il modo di risolvere i problemi. Bene, invece, fanno i nostri sindaci che con azioni concrete combattono l'invasione di immigrati».

Così, si attira gli attacchi di Martina: «Salvini riesce nell'impresa di difendere gli squadristi di Como invece di rendersi conto dell'escalation razzista in atto e della necessità di combattere queste derive». E di Fratoianni: «Non mi stupisce affatto che Salvini non condanni i neofascisti e le loro azioni: le idee razziste degli uni e degli altri sono simili». Ma si attira anche il plauso, imbarazzante, di Giordano Caracino, leader del gruppo che ha fatto l'irruzione «Veneto Fronte Skinheads»: «Forse è la prima frase condivisibile di Salvini che sento».

Giorgia Meloni riconosce che si tratta di «un atto di intimidazione e per me l'intimidazione è inaccettabile», però trova «ridicolo» l'appello di Renzi, perché «non è un atto di violenza». Quella, sottolinea la leader di Fdi, « l'abbiamo invece vista un sacco di volte dai compagni dei centri sociali, quelli che distruggono intere città e bruciano le macchine degli italiani, e nessuno ha mai fatto gli appelli per la condanna di quelle violenze. Quello si può fare. Perché è gente di sinistra».

Ma proprio di violenza parla Renzi, che su Twitter chiede a tutte le forze politiche di essere unanimi nella condanna e cerca di far emergere le differenze nel centrodestra: «Qualsiasi gesto di violenza va condannato senza se e senza ma. Intimidazioni e provocazioni di segno fascistoide vanno respinti non solo dalla sinistra ma da tutta la comunità politica nazionale, senza eccezione alcuna. Su questi temi non si scherza». Tony Iwobi, responsabile Immigrazione della Lega Nord, risponde che «la responsabilità politica delle tensioni nel nostro Paese, compreso quanto accaduto a Como, è soltanto del Pd e dei governi Renzi-Gentiloni».

Poi c'è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, «meravigliato che negli ambienti di destra non prendano radicalmente le distanze». Mentre Francesco Laforgia di Mdp, annuncia un'interrogazione al ministro dell'Interno.

E Ivan Rota di Idv esorta Salvini a «pesare meglio le parole».

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