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Siria, denuncia dei curdi: "Violata la tregua". Ma Erdogan li minaccia

Accuse reciproche per la ripresa delle ostilità Il Sultano: "Ritiratevi o riparte l'offensiva"

Siria, denuncia dei curdi: "Violata la tregua". Ma Erdogan li minaccia

L'accordo tra gli Stati Uniti e la Turchia che dovrebbe garantire una tregua di 120 ore nella Siria nord-orientale è già appeso a un filo. Ieri i combattimenti sono continuati a Ras al-Ayn, la città al centro degli scontri più accaniti e in serata è arrivata la notizia dell'abbattimento di un aereo turco. Ciascuna delle parti incolpa l'altra per la ripresa delle ostilità. «Nonostante l'accordo per interrompere i combattimenti, attacchi aerei e di artiglieria continuano a prendere di mira le posizioni dei combattenti, gli insediamenti civili e l'ospedale di Ras al Ayn», ha denunciato Mustafa Bali, responsabile della comunicazione delle milizie delle Forze democratiche siriane a guida curda.

Secondo l'agenzia curda Firat, i raid e i bombardamenti turchi di ieri hanno ucciso 5 combattenti curdo-siriani, mentre altri 10 sono rimasti feriti. Ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dato un'altra versione di quanto accaduto. «In questo momento, la tregua di 120 ore» nel nord-est della Siria «è in corso» e «le notizie» di scontri nell'area sono «disinformazione». Poi ha minacciato: se i curdi non si ritirano, «alla fine delle 120 ore» di tregua, martedì sera, «la nostra operazione continuerà in modo ancora più determinato».

E non è l'unico problema. Ci sono anche punti dell'accordo negoziato giovedì dal vicepresidente americano Mike Pence controversi. Ad esempio la larghezza della zona di sicurezza che spetterebbe ai turchi e la capacità di Washington di far rispettare il cessate il fuoco ora che le truppe statunitensi si sono ritirate. Erdogan ha anche ribadito che voleva che la zona di sicurezza si estendesse dalla città siriana di Tal Abyad fino al confine siriano con l'Irak. Mentre i curdi hanno precisato che era molto più ristretta. Ma nonostante il disaccordo su alcuni punti della tregua dopo l'annuncio è stata confermata la visita di Erdogan il 13 novembre alla Casa Bianca su invito di Trump. Anche un altro appuntamento che disegnerà il futuro della Siria è in programma per il leader turco. Erdogan terrà colloqui con la sua controparte russa Vladimir Putin martedì prossimo a Sochi, allo scadere della tregua.

Erdogan e Putin si potrebbero mettere d'accordo per un'altra spartizione della Siria ma l'operazione «Fonte di pace» ha lasciato comunque strascichi pesanti. Amnesty International ha rivelato di avere raccolto «prove schiaccianti di crimini di guerra e altre violazioni da parte delle forze turche e dei loro alleati». Li accusa di aver eseguito esecuzioni sommarie e di aver attaccato i civili indiscriminatamente. Come il caso di Hevrin Khalaf, politica curda uccisa il 12 ottobre. Anche bambini sono stati uccisi dagli attacchi, secondo Amnesty. Ma il presidente Erdogan insiste sul fatto che la sua operazione è volta a portare la pace nella regione e dovrebbe essere accolta a livello internazionale.

Nel frattempo il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Hanno discusso dell'accordo di cessate il fuoco tra Usae Turchia e Pompeo ha ribadito l'impegno di Washington a combattere l'Iran. Poi da Israele Pompeo volerà a Bruxelles, dove informerà il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg del contenuto della tregua prima di tornare negli Stati Uniti. Gli israeliani però sono molto preoccupati dalla decisione americana di ritirare gran parte delle sue truppe dalla Siria. Secondo lo stato ebraico la mossa potrebbe incoraggiare l'Iran ad agire in modo più aggressivo. Netanyahu sul cessate il fuoco è stato molto prudente, ma nonostante ciò sono trapelate le sue preoccupazioni.

«Speriamo che le cose andranno per il meglio», ha commentato.

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