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Siria, Renzi ora fa il pacifista: "Bombe non risolvono i problemi"

L'esercito italiano non combatterà l'Isis. La Pinotti chiude la vicenda: "Il governo non sceglie i raid aerei"

Siria, Renzi ora fa il pacifista: "Bombe non risolvono i problemi"

Niente raid aerei in Iraq contro i tagliagole dello Stato islamico. Matteo Renzi indossa i panni del pacifismo militante e chiude la porta in faccia agli Stati Uniti che chiedevano all'Italia un intervento militare nei territori occupati dall'Isis. Parlando alla Camera, in vista del Consiglio europeo di domani, il premier ha detto chiaramente che i problemi della Siria "non si risolvono con le bombe". Concetto, poi, ribadito dallo stesso ministro della Difesa Roberta Pinotti che, ai microfoni di Radio24, ha confermato che il nostro Paese non parteciperà ai raid aerei. "In passato l’Italia ha fatto molte operazioni con i propri caccia - mette in chiaro la Pinotti - in questo momento, e per quello che valutiamo essere le esigenze in Iraq, non è una scelta che il governo italiano ha fatto".

Immigrazione, terrorismo e guerra. Il passaggio alla Camera di Renzi è una noiosa rendicontazione della debole posizione dell'Italia in Europa. Dichiarazioni a senso unico lasciano presagire l'inutilità della presenza del premier al Consiglio europeo che si terrà nei prossimi due giorni. Prima si celebra per come l'Unione europea ha "risolto" l'emergenza immigrazione: "A distanza di sei mesi e dopo il terribile naufragio di 700 nostri fratelli nel Mediterraneo, sulla questione dell’immigrazione l’Italia aveva ragione, il resto dell’Europa no". Poi sancisce la fine del Trattato di Dublino. Ma quello che colpisce è l'assenza di un qualsiasi piano di intervento. Davanti al dramma della guerra scatenata dalla furia islamista il premier si volta dall'altra parte. Se prima chiede "una coalizione internazionale", dall’Afghanistan alla Nigeria, per combattere il terrorismo. "Occorre avere una strategia che non sia soltanto una reazione - spiega - e questo impone prendere atto che esiste un blocco uniformne, che non ha soluzione di continuità ma che è frammentato e variegato che parte dall’Afghanistan e arriva in Africa Occidentale unita da filo rosso del fanatismo religioso". Una strategia che, a detta del premier, non deve passare attraverso l'intervento militare. Perché, mette in chiaro, "le bombe non risolvono il problema".

Il governo fa quindi un passo indietro. Nonostante il pressing dell'amministrazione Obama per un intervento più attivo in Siria, Renzi sceglie di chiamarsi fuori e di non scendere in campo coi grandi. La stessa Pinotti ribadisce che il nostro Paese non parteciperà a raid aerei contro l’Isis. Si limiterà a mandare (forse) più carabinieri sul campo. "Noi siamo già presenti in Iraq - spiega il ministro della Difesa - combattiamo l’Isis con convinzione perchè pensiamo che l’Isis vada fermato e che sia un pericolo anche per noi: nell’ultimo decreto missioni abbiamo aumentato i nostri uomini".

Peccato che le guerre - e quella contro il fondamentalismo islamico è una guerra - non si vincono con le parole.

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