Politica

Il sisma inghiotte il cuore dell'Italia

Scossa di magnitudo 6 tra Lazio, Marche e Umbria: paesi rasi al suolo e almeno 160 vittime

Jacopo Granzotto

L'Appennino è in sofferenza, avvertono i geologi, e colpirà ancora. Ieri l'ha fatto in maniera brutale, definitiva, cancellando di fatto alcuni paesi tra Lazio, Marche e Umbria. Amatrice e Accumoli sono polverizzate. Andranno ricostruite. A Norcia il campanile è fermo sull'ora della prima scossa. Il bilancio molto provvisorio fornito in tarda serata dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio è di 159 vittime accertate, 103 nel Lazio, le altre 56 sul versante marchigiano. Ma i numeri sono destinati a salire. Scompare un'intera famiglia di quattro persone di Accumoli che per ore i soccorritori hanno tentato di salvare. Tra i morti, il 24enne figlio del Questore di Frosinone, era ad Amatrice per trascorrere qualche giorno con i parenti.

La storia si ripete. È il terzo terremoto che negli ultimi 19 anni devasta l'area col più alto rischio sismico d'Europa. La zona è compresa tra le province di Rieti e quella di Ascoli Piceno. La prima scossa - magnitudo 6.0 - arriva al buio, alle 3,36, e colpisce Amatrice e Accumoli in provincia di Rieti, e Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno. Amatrice e una frazione di Arquata, Pescara del Tronto, vengono rasi al suolo. Migliaia di persone si riversano in strada con le valigie. Osservano le case crollare. La scossa viene sentita da Rimini a Napoli. L'epicentro è nei pressi di Accumoli, a soli 4 chilometri di profondità, un paese equidistante da Amatrice e Norcia. E proprio ad Accumoli e nella vicina Amatrice si registrano i danni maggiori. «Amatrice non c'è più. È un macello, sotto le macerie ci sono decine di persone, anche un bambino di 11 anni che chiede aiuto», si dispera il sindaco Sergio Pirozzi in diretta tv davanti alle macerie dell'hotel Roma, quello famoso per i bucatini. Potrebbero essere quasi 70 le persone sotto le macerie dell'albergo. «Ho le spalle larghe io, ma ci sono troppe persone da recuperare. Che ne sarà di loro? E che ne sarà di noi e della nostra economia? Qui non c'è più nulla, neanche un negozio, nulla». Per tutto il giorno l'area verrà sconvolta da 345 scosse, una cinquantina oltre la magnitudo 3. Un tremore continuo, come a l'Aquila. Imprecisato il numero degli sfollati, almeno un migliaio. I dispersi sono un centinaio, 354 i feriti. Uno di questi ha 14 anni ed è stato estratto dalle macerie di Pescara del Tronto e ricoverato ad Ancona con fratture e lesioni al cranio, omero, vertebre e una gamba. Si trovava in villeggiatura a casa dei nonni, che sono morti.

«È uno scenario apocalittico, c'erano grossi gruppi di persone rientrate nei paesi d'origine per le vacanze, non sappiamo quante persone di preciso siano state sorprese dal sisma mentre dormivano», dice il presidente delle Marche Luca Ceriscioli, giunto ad Arquata e Pescara del Tronto. Fin'ora di feriti al Pronto soccorso di Ascoli e di San Benedetto del Tronto ne sono arrivati 81, 153 sono stati ricoverati a Roma e 29 a L'Aquila. «La situazione è tragica. Peggio che a L'aquila a livello di crolli strutturali. Tutte le case del centro in pietra sono crollate così come quelle vecchie. In quelle di cemento sono esplose le tamponature, il risultato è che si vedono tre piani schiacciati che diventano uno», riferisce Paolo Crescenzi della Protezione civile della Valle del Velino. «Il numero delle vittime salirà di molto. Tante case si sono richiuse su se stesse e questo non permette di accedere all'interno facilmente. La fase più critica forse deve ancora arrivare quando entreremo nelle abitazioni. Troveremo solo cadaveri».

Questo fine settimana nel Reatino sarebbero arrivati in duecentomila. Non solo per la sagra dell'Amatriciana, ma anche per la fiera mondiale del peperoncino a Rieti che, secondo gli organizzatori, avrebbe richiamato 170 mila turisti. Ci sarà tempo per questo.

Nel frattempo è notte e l'ordine è di mantenere la voce bassa per cercare di carpire segnali dalla macerie.

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