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Lo slovacco anti islam si prende le redini Ue

Cambio alla presidenza di turno a Bruxelles

Lo slovacco anti islam si prende le redini Ue

L'Islam? «Ogni musulmano va controllato... i loro rappresentanti sono virtualmente responsabili per ogni attacco terrorista». Il multiculturalismo? «Una finzione... Se fai entrare dei migranti preparati ad affrontare dei problemi». Le quote europee per la distribuzione obbligatoria dei migranti? «Non faremo entrare un solo musulmano sulla base di quelle quote» perché «l'Islam minaccia di cambiare il volto del nostro paese». Pensate a Matteo Salvini? A Marie Le Pen? A Donald Trump? O a Nigel Farage? Sbagliato. Lui si chiama Robert Fico e rappresenta la seconda tegola pronta a cadere sulla testa di un'Europa già tramortita ed in ginocchio dopo l'addio inglese.

Fico è un 51enne ex-comunista, milita come Matteo Renzi e Federica Mogherini nel partito dei Socialisti europei ed è il primo ministro della Slovacchia, che dal primo luglio assumerà la presidenza di turno della Ue e giocherà un ruolo chiave nelle trattative con Londra per l'uscita dall'Unione. Ma uno così - per dirla con Tonino Di Pietro - che c'azzecca con quest'Europa? Se lo chiedeva anche il presidente dei Socialisti europei Gianni Pittella deciso, mesi fa, a ottenerne l'immediata espulsione dal gruppo di Bruxelles. Un'espulsione inevitabile, secondo Pittella, dopo le proposte di Fico per la «restrizione delle libertà dei musulmani in Europa», le innumerevoli dichiarazioni in difesa di una «Slovacchia costruita per gli slovacchi e non per le minoranze» e l'impegno a «non tollerare le migrazioni di massa dei musulmani pronti a costruire moschee». Le proposte del bellicoso Pittella sono però rimaste largamente ignorate. E così dal prossimo primo luglio Renzi, la Mogherini, Hollande e gli altri gli integerrimi alfieri del socialismo europeo potranno soltanto turarsi il naso davanti alle uscite di una presidenza di turno affidata un premier poco in sintonia con l'asfissiante retorica e il monocorde «politically correct» di Bruxelles. Neppure la sacra ipocrisia istituzionale basta però a far capire come l'Europa riuscirà a conciliare la prosopopea sull'accoglienza con le sferzate di un Fico, implacabile nel definire un «completo fiasco» le politiche dell'Unione sui rifugiati. «Le quote - ripete da sempre - sono prive di senso... mentre ogni giorno sbarcano in Europa migliaia di migranti noi restiamo a cuocere nel nostro brodo. Se qualcuno ci costringerà ad importare 50mila persone con religioni e abitudini completamente diverse dalle nostre dovrà anche spiegarci come integrarli... perché noi non siamo in grado di farlo. Finirebbero in spazi ristretti riservati a loro e alle loro regole e questo rende impraticabile l'idea». Idea che Fico - al pari del premier ungherese Viktor Orban, altro vigilato speciale in seno all'Europa «perbene» - non esita ad attribuire ai «complotti» di George Soros e di altri oscuri magnati della finanza. Ma il vero pallino di Fico è quel concetto di sovranità nazionale che i leader europei hanno, a suo dire, tentato di cancellare. «Dal momento che la Slovacchia è un paese cristiano non possiamo - ripete da un anno - tollerare un afflusso di 300 o 400mila migranti musulmani». E a dissuaderlo non basta l'autolesionismo di un'Europa sempre pronta ad autoflagellarsi. «Chi ha bombardato la Libia? Chi ha creato problemi nel nord Africa? Non certo la Slovacchia» - replica imperturbabile Fico ogni qualvolta una esponente dell'Ue pretende la sua solidarietà. Da quelle parti, però, qualcuno incomincia a preoccuparsi. E non poco. Anche perché venerdì il rude e politicamente scorretto Robert Fico diventerà il volto e la voce di un'Europa già messa in ginocchio dalla Brexit.

E sotto le sue sferzate gli ipocriti burocrati di Bruxelles rischiano di riscoprirsi ancor più deboli e inadeguati.

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