Cronache

Sminuzzare la vita per vincere lo stress

Sminuzzare la vita per vincere lo stress

Per la gran parte di noi una giornata piena di cose da fare, senza un attimo di tregua, di quelle che «non ci vedo più dalla fame» è motivo di disagio, di fatica fisica e psichica.

Poi ci sono quelli che nell'organizzazione ci sguazzano. Amano inzeppare la giornata di impegni piccoli e grandi, e se possono scrivono in agenda (ma anche su un post-it che poi provvederanno a perdere prestissimo) tutto quello che devono fare. Per loro fai la lista e sei già a metà dell'opera.

E poi c'è la tribù dei microschedulatori.

Loro sono un mondo a parte. In Italia sono ancora mosche bianche, ma nella più luterana cultura anglosassone si stanno diffondendo a macchia d'olio, spesso fomentati da guru che dispensano i loro consigli sull'organizzazione perfetta della giornata sul web e su youtube. Seguendo i loro consigli pare quasi che la giornata invece che fermarsi alle classiche (se le nostre informazioni sono ancora valide) 24 ore possa allungarsi fino a 30 o a 36.

Il Guardian, che a questa tipologia di inarrestabili psicopatici ha dedicato un lungo articolo qualche giorno fa, racconta per esempio la storia di Eliane Lui, forse la più importante giornalista di gossip degli States, fondatrice e direttrice del sito laineygossip, una che parla di sé come fosse un'entomologa: «Io per lavoro disseziono l'ecosistema delle celebrità». Ma disseziona anche le sue giornate. Riducendole a blocchi di 3, 5, 10 o 15 minuti all'interno dei quali svolgere tutte le funzioni, da quelle semplici (per una sosta in bagno è previsto il break più breve, quello da centottanta secondi) a quelle più complesse, per le quali è consentito unire più slot: ogni settimana si concede una sessione di corrispondenza e-mail da novanta minuti. E deve essere davvero una bella fatica fare la stessa cosa per un tempo così lungo. Elaine sopravvive a questo regime così rigido solo perché si concede una maggiore elasticità durante il fine settimana, quando sostiene di riuscire perfino a rilassarsi. Ma durante la settimana lavorativa, guai a chi ha la sventura di incrociarla: potrebbe non ricevere nemmeno un saluto per paura che l'approccio possa portare a un principio di conversazione non schedulata. Perché il superorganizzato non contempla (né sopporta) quelle semplici cose che si chiamano imprevisti. Infatti fanno una vita per lo più domestica, che non possa essere guastata da eventi o persone esterne.

Più soft l'approccio di un'altra donna supeperformante, la pr neozelandese Chiamantie Sinhalage, che sminuzza la sua vita a blocchi di tre ore, stabilite di volta in volta con microbriefing tra sé e sé, nel corso dei quali mette in fila tutte le cose da fare, assegna loro delle priorità da A a D, stabilisce quanto tempo è ragionevole prevedere per ciascun compito e quindi le sistema in una griglia con blocchetti da 5-7 minuti.

Vista così sembra una follia, anche se lucida. E infatti la microschedulazione ha molto in comune con i metodi utilizzati in psichiatria per affrontare la cosiddetta Ahdh, ovvero il Disturbo da deficit di attenzione iperattività, che spingono il paziente a dare forma organizzata al proprio tempo anche per comprendere «dove vada a finire». E anche la psicoterapeuta Alex Neumann è convinta che ci sia qualcosa di buono nella microschedulazione, nella misura in cui ci aiuta a non sentirci sopraffatti dai troppi impegni. Anche perché l'organizzazione è una di quelle cose che raramente vengono insegnate quando si è piccoli.

In Italia opera da anni la Apoi, l'Associazione professional organizer Italia, che raccoglie color che assistono «le persone nel ritrovare il proprio equilibrio e restituire ordine massimizzando le proprie risorse». Il loro più grande nemico è il disturbo da accumulo che spinge chi ne soffre (si calcola dal 3 al 6 per cento della popolazione) a non liberarsi mai di nulla come conseguenza della incapacità di dare ordine e gerarchia. Qualche anno fa uno studio del Neuroscience Institute della Princeton University evidenziò come esista una correlazione tra confusione, capacità di concentrarsi e addirittura depressione.

Tra troppo ordine e troppo disordine è possibile una via di mezzo? Abbiamo due minuti per scoprirlo.

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