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Il "soldato" dell'Isis a Melbourne. Accoltellati i passanti: un morto

Un somalo ha cercato di far esplodere un pick-up poi ha seminato il panico in strada. «Neutralizzato» dalla polizia

Il "soldato" dell'Isis a Melbourne. Accoltellati i passanti: un morto

Al grido di «Allah o akbar» (Dio è grande) prima incendia il suo fuoristrada pieno di bombole di gas, che voleva scagliare contro un negozio. Poi cerca di accoltellare più gente possibile nel centro di Melbourne uccidendo un passante e ferendone altre due. Alla fine un agente di polizia gli spara al petto.

Il terrorista di origine somala, Mohamed Khalif, 31 anni, ha seminato il terrore nel centro della città australiana con l'imprimatur dell'Isis, che rivendica l'attacco. Alle 16.20 di ieri, ora locale, l'attentatore, conosciuto dai servizi di intelligence, è arrivato con un pick-up nella centrale Bourke street. La stessa via dove lo scorso anno un altro pazzo aveva utilizzato un Suv come ariete uccidendo sei persone.

Il «soldato dello Stato islamico», come viene definito dal comunicato in rete delle bandiere nere, forse voleva centrare un negozio, ma si è fermato sul marciapiede dando fuoco alla macchina con una molotov. Nel cassone dietro c'erano delle bombole di gas che per fortuna non sono esplose.

Con il fuoristrada in fiamme alle sue spalle il terrorista ha estratto un coltellaccio mollando fendenti a chiunque gli capitasse a tiro. Un uomo colpito in faccia è morto. Altri due passanti sono stati feriti. Il somalo era un omaccione vestito di nero con i calzoni a sbuffo degli islamici tradizionalisti. All'arrivo quasi immediato di due agenti di polizia l'attentatore non si è arreso. Un civile ha usato un carrello della spesa per colpire il forsennato, che continuava a menare fendenti. La gente attorno gridava ai poliziotti, che cercavano di catturarlo: «Sparategli». Alla fine un agente ha tirato il grilletto colpendo il terrorista in piena petto. Poco dopo l'assalitore trasportato in ospedale è deceduto.

«Ha portato a termine l'operazione per colpire i cittadini della coalizione occidentale che combatte contro di noi», spiega il comunicato dello Stato islamico. Lo stesso Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, aveva lanciato un appello in agosto ad attaccare nei paesi «degli infedeli usando bombe, coltelli o automobili».

Khalif era arrivato in Australia negli anni Novanta e l'intelligence lo aveva schedato come potenziale jihadista grazie a un giro «di estremisti in famiglia». Sua moglie, che si sarebbe radicalizzata, è ricercata dalla polizia.

Almeno un centinaio di australiani sono andati a combattere in Siria e Iraq arruolandosi nel Califfato. Dal 2015 il paese è in stato di allerta «alta» per la possibilità di attacchi jihadisti. Proprio a Melbourne è stato arrestato un terrorista che voleva sparare in mezzo alla folla durante le celebrazioni per l'ultimo Capodanno.

Nel 2017 è stato sventato un complotto per far saltare in aria un aereo degli Emirati arabi in partenza da Sidney.

Mark Murdoch, capo dell'antiterrorismo, rivelava mesi fa che «i servizi segreti hanno individuato la minaccia più probabile nei lupi solitari che agiscono con armi rudimentali, coltelli o veicoli».

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