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Il solito rito del 25 aprile: divisioni e insulti agli ebrei

L'omaggio tradizionale di Mattarella con le alte cariche dello Stato all'Altare della patria I cortei di molte città usati per risse e scontri. A Milano il Pd fischiato dagli antagonisti

Il solito rito del 25 aprile: divisioni e insulti agli ebrei

«È sempre tempo di Resistenza» per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma per l'Italia il 25 aprile dopo 71 anni è ancora il tempo dello scontro e delle divisioni. E pure il sogno di un'Europa unita e concorde nelle scelte non solo non si è realizzato ma in questo momento appare sempre più lontano di fronte alla prospettiva della costruzione di nuovi muri e della limitazione della libera circolazione.

Il tradizionale omaggio all'Altare della Patria del capo dello Stato accompagnato dal premier Matteo Renzi e dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, non convince anzi indigna Matteo Salvini. «Renzi, Boldrini e Mattarella in piazza per il 25 aprile. Ipocriti - attacca il leader del Carroccio - Oggi sono complici e finanziatori di una nuova e violenta occupazione straniera, servi di una Ue che ci sta rubando lavoro, democrazia e speranza nel futuro». E tutte le manifestazioni nelle grandi città sono state contrassegnate da contestazioni e reciproche censure. Nessuno scontro drammatico per fortuna ma la cronaca di una pacificazione mai raggiunta. A Genova il governatore della Liguria, Giovanni Toti, nel corso del suo intervento ha voluto ricordare i due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ancora trattenuto in India. Quando ha nominato i due marò è stato sommerso dai fischi, incassati con eleganza da Toti. Anche a Milano mentre il corteo 25 aprile sfilava in piazza San Babila un centinaio di manifestanti antisionisti e sostenitori dei movimenti per la liberazione della Palestina hanno contestato la Brigata Ebraica al grido di «fascisti, fascisti». Protesta liquidata dal candidato sindaco di Milano del centrodestra, Stefano Parisi, che li ha definiti «quattro gatti antisemiti». Sempre a Milano i centri sociali si sono invece concentrati a Piazza Duomo e al momento del passaggio del corteo hanno inseguito un furgone con insegne del Pd lanciando improperi contro il governo Renzi. A Roma la Brigata Ebraica invece non ha proprio partecipato al corteo dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani, in polemica con la presenza di associazioni filo palestinesi, preferendo ritrovarsi al Colosseo dove è stata esposta una grande bandiera ebraica in ricordo del 25 aprile. Ma questa giornata a Roma serve anche al candidato sindaco di Sinistra italiana, Stefano Fassina per criticare il candidato renziano Roberto Giachetti, anche non viene esplicitamente nominato. «Mi dispiace molto se oggi sono l'unico candidato sindaco di Roma presente alla manifestazione - dice Fassina - perché qua c'è una parte fondamentale dell'identità di Roma, identità democratica, antifascista, necessaria alla ricostruzione morale della città».

Mattarella anche da Varallo in Valsesia (medaglia d'oro della Resistenza) ha lanciato un messaggio di pace auspicando che sia l'Europa ad «allargare il sentiero della concordia». Il capo dello Stato ha anche ricordato che sono passati settanta anni dal referendum «in cui gli italiani e le italiane vennero chiamati a decidere tra monarchia e Repubblica». Un filo, ha concluso «tra la Resistenza, il nuovo carattere dell'Italia democratica e l'ordinamento repubblicano».

Ma il referendum che agita il sonno di Renzi è quello sulle riforme costituzionali fissato per il prossimo autunno visto che ha promesso di lasciare se le riforme venissero bocciate dai cittadini. Un errore personalizzarlo così secondo Susanna Camusso, leader Cgil, interpellata ieri.

«Non deve essere un voto sulle persone - sostiene - si torni invece ai valori».

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