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La solitudine di Virginia: tutti contro il sindaco ​nella Capitale che affonda

Allarmi inascoltati da San Lorenzo, Raggi nel mirino. Salvini: "Pene più severe per i pusher"

La solitudine di Virginia: tutti contro il sindaco ​nella Capitale che affonda

Piovono pietre sul Campidoglio. La morte crudele di Desirée ha scoperchiato il vaso di Pandora e quello che a dispetto dell'evidenza e del buon senso era negato è diventato incontestabile. Roma è apparsa quale è: sprofondata nel degrado, nell'indifferenza. Una città abbandonata in balia della violenza. E davvero adesso la poltrona del sindaco Virginia Raggi traballa anche in vista della sentenza del processo Marra. Ieri sera il sindaco ha annunciato via Twitter la volontà del Comune di costituirsi parte civile. Certamente nessuno pensa di addebitare soltanto o interamente alla Raggi la responsabilità dell'orribile delitto di via dei Lucani ma a denunciare l'assenza colpevole delle istituzioni e dunque anche del primo cittadino della capitale nello storico quartiere romano sono i cittadini stessi di San Lorenzo che si sentivano abbandonati da tempo, tanto che già in passato, ad esempio durante la cerimonia che ricordava il bombardamento del '43, avevano contestato la Raggi. E adesso è la presidente del II Municipio, quello di San Lorenzo appunto, Francesca del Bello, a confessare che sente «sulla propria coscienza» la perdita della vita di questa ragazza ma allo stesso tempo denuncia che da mesi chiedeva interventi per riportare la legalità in quell'area del quartiere.

Ci sono verbali, denunce, rapporti dell'Osservatorio sulla sicurezza che parlano di una situazione di totale illegalità che costringe gli abitanti della zona ad una sorta di coprifuoco serale perché quell'area diventa dominio degli spacciatori e dei loro clienti. Un documento che risale al maggio scorso rivolto al Prefetto (e dunque anche al Viminale) chiede l'apertura di un tavolo per «pianificare la bonifica» dell'edificio occupato in via dei Lucani a causa della grave situazione di degrado. Ma allarmi e richieste di aiuto sono rimasti inascoltati, con le forze dell'ordine che lamentano mancanza di uomini e leggi che non permettono di procedere in modo drastico. Tra i primi a mettere sul banco degli imputati la sindaca Raggi anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini che subito dopo la scoperta del delitto aveva commentato: «dalla Raggi mi aspettavo di più, non possono esserci buchi neri in una città come Roma». Anche ieri Salvini è tornato a stigmatizzare le troppe zone franche della capitale. Il vicepremier parla di «un'eredità pesante» costituita da «quasi cento palazzi occupati nel cuore di Roma».

Il ministro dell'Interno promette di intervenire subito in modo drastico: «Ho chiesto e ho ottenuto un elenco di priorità di sgombero, quindi finalmente ci sono nomi, cognomi, indirizzi e date: ripristineremo via per via e quartiere per quartiere, col tempo che ci vorrà, la legalità». Salvini stesso aggiunge che certo nessuna di queste iniziative potrà riportare in vita Desirée. Ma «l'importante è che i vermi che si sono resi colpevoli di questa bestialità paghino in cella fino all'ultimo». Salvini punta il dito contro le attuali «normative su droga e spaccio» che «legano le mani sia alle forze dell'ordine che ai giudici, perché spesso lo stesso spacciatore di San Lorenzo te lo ritrovi sulla stessa via due ore dopo». Il leader del Carroccio quindi pensa ad un giro di vite. Sullo spaccio: «vedremo di avere pene più serie». E anche sulla violenza: «fosse per me castrazione chimica per gli stupratori». Soltanto i Cinquestelle provano a difendere il loro sindaco. Luigi Di Maio chiede di dare alla Raggi «poteri speciali» ma viene messo a tacere da Stefano Pedica del Pd.

«Di Maio si aggiorni -dice Pedica- Possibile che gli sia sfuggito che il sindaco della capitale ha competenze specifiche sulla sicurezza?».

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