Economia

"Ma la soluzione c'è: più flessibilità in uscita"

Il presidente della commissione Lavoro: "Ritiri anticipati di 4 anni con tagli dell'8%"

"Ma la soluzione c'è: più flessibilità in uscita"

Roma Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, presidente della commissione Lavoro della Camera ed esponente Pd, ne è sicuro. C'è chi fornisce all'Europa stime errate sui conti della previdenza e così rende difficile una riforma che renda i requisiti per il ritiro meno severi.

Ma il sistema è in equilibrio è rischia di saltare?

«La previdenza italiana è in equilibrio. Del resto sarebbe paradossale il contrario dopo tutte le riforme avvenute, l'ultima delle quali, quella di Monti, è stata drammaticamente pesante. Da calcoli attuariali risulta che tra il 2020 e il 2060, in un quarantennio, a seguito di questa normativa si produrranno risparmi superiori ai 300 miliardi di euro».

Eppure siamo sempre in allarme per i conti Inps...

«A questo proposito faccio osservare che sarebbe ora di smetterla di fornire dati inesatti all'Europa circa l'incidenza della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo, che risulta di oltre il 15%».

Non è così?

«No, perché se depuriamo la spesa dai trasferimenti dello Stato per l'assistenza e dal peso delle tasse sulle pensioni che ogni anno ammontano a 43 miliardi di euro, il risultato è che i contributi versati dalle imprese e dai lavoratori a fini esclusivamente pensionistici sono stati nel 2014 pari a 172 miliardi e 647 milioni e le uscite per pagare le pensioni sono state di 173 miliardi e 207 milioni. Il disavanzo è di 560 milioni. Non sono cifre che mi invento. Sono il frutto di una ricerca condotta dal centro studi Itinerari previdenziali, illustrata a un convegno di Lavoro Welfare. Pretendere il taglio delle pensioni è il riflesso di una politica liberista che vuole cancellare lo Stato sociale».

Si potrebbe obiettare che il problema è proprio la previdenza pubblica. E che un sistema liberista, a capitalizzazione, non sarebbe così severo come quello in vigore...

«Per me la previdenza pubblica rimane un pilastro. E non si tratta di cancellare la normativa Fornero. L'Europa non ce lo permetterebbe. Semmai di correggerla rompendo il tabù dell'intoccabilità della legge varata dal governo Monti. La mia proposta è anticipare al massimo di quattro anni il pensionamento, con una penalizzazione dell'8%». Con le normative attuali la prospettiva per chi è nato nel 1980 è lavorare fino ai 70 anni. È necessario?«Non si può sacrificare l'equilibrio sociale alla logica dei conti, per questo io chiedo di introdurre la flessibilità già a partire dal 2016 con l'accordo di tutte le forze politiche, anche quelle di opposizione».

Poi gli assegni che saranno sempre più bassi...

«Si può ad esempio considerare per tutti uno zoccolo di base di 500 euro, riferibile a una pensione sociale, a partire dalla quale versare i contributi con il calcolo contributivo. Poi serve l'alternanza scuola-lavoro e iniziare a lavorare presto.

A partire dai famosi 20 anni di un tempo».

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