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Sondaggio, Ncd e Udc ridotti al lumicino: 3,3%

In forte calo l'immagine di Alfano, specie dopo la brutta figura fatta per l'elezione del Capo dello Stato

Sondaggio, Ncd e Udc ridotti al lumicino: 3,3%

Diciamo la verità, Angelino Alfano non ha fatto una gran bella figura con l'elezione del Presidente della Repubblica. Scavalcato da Renzi, non ha potuto dire di no a Mattarella, anche se avrebbe voluto, non tanto per la figura quanto per il metodo scelto (l'imposizione). Eppure, nonostante il mal di pancia (più che comprensibile), ha dovuto abbassare la testa e fare finta di nulla. La conseguenza diretta è l'uscita di scena (avvenuta o imminente) di alcune personalità, chi con le dimissioni da capogruppo (Sacconi), chi con l'uscita dal partito (Saltamartini). Ma i problemi non sono finiti. Come sottolinea ItaliaOggi, la momentanea paralisi della fusione tra Ncd e Udc, "rivelatasi molto meno felice delle attese". E i sondaggi, ovviamente, registrano la crisi: secondo una ricerca commissionata da La7 Ncd e Udc sono al 3,3%, al di sotto di Fratelli d'Italia (3,4%). Il soggetto politico che si proponeva di raccogliere sotto lo stesso tetto tutti i centristi, si sta rivelando un fallimento bello e buono.

I problemi non sono solo numerici (sondaggi). Pur essendo spesso contrari a certe posizioni del governo, Ncd e Udc non possono fare a meno del loro appoggio a Palazzo Chigi. E ogni volta devono fare i salti mortali per presentare le iniziative del governo come frutto della loro mediazione-iniziativa, in salsa moderata. Non esiste, insomma, una identificazione certa tra partito-movimento ed esecutivo, come avviene invece per il Pd (salvo alcune rare eccezioni). In questo difficile gioco da equilibristi, i centristi finiscono col portare acqua al mulino di Renzi anziché al proprio. Poi c'è un altro problema, forse ancor più evidente: gli alfaniani ogni volta devono ricordare a tutti che sono al governo per una situazione di emergenza e non perché ci credono veramente o sono in perfetta sintonia con l'esecutivo. Insomma, fanno parte del governo ma al contempo sono all'opposizione (guardando al futuro). Una schizofrenia politica difficile da comprendere e digerire per l'elettorato. L'unica speranza, per i centristi, sarebbe la spaccatura del Pd e di Forza Italia, i due partiti più grandi - a destra e a sinistra - per cercare di intercettare i loro voti. Ma per il momento è solo fantapolitica.

Altro particolare non di poco conto: pare che a convincere Alfano a dare il sostegno a Mattarella sia stato il senatore Antonio Gentile, coordinatore Ncd in Calabria, che a Palazzo Madama "controlla" una decina di parlamentari pronti a saltare il fosso in caso di spaccatura con il Pd.

Insomma, Alfano ha dovuto mediare tra chi voleva rompere subito (Lupi e De Girolamo), in nome di una ricostruzione del centrodestra, e chi invece sta bello comodo nell'attuale alleanza con la sinistra. Questione di scelta politica o, forse, solo di opportunità?

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