Politica

Sorelle arse nel camper, fermato rom

Già arrestato per lo scippo in cui morì la studentessa cinese, era subito tornato libero

Antonio Borrelli

Roma La capitale sempre più nella morsa della criminalità e dell'abbandono. È stato fermato ieri a Torino uno dei ricercati per il rogo del camper avvenuto lo scorso 10 maggio a Centocelle, in cui morirono tre sorelle di etnia rom. La squadra mobile di Roma ha arrestato il 20enne pregiudicato Seferovic Serif, sospettato dell'omicidio delle sorelle Halilovic, di 20, 8 e 4 anni. Si tratta dello stesso giovane che lo scorso dicembre rubò la borsa ad una studentessa cinese Zhang Yao poi morta sotto un treno mentre lo rincorreva. Per quel delitto lo scippatore aveva patteggiato una pena a due anni, ma essendo incensurato, era stato subito rimesso in libertà, nonostante il suo crimine avesse portato alla morte di una ragazza, una tragedia che ha avuto ampia eco sui media cinesi.

L'incendio doloso avvenne all'interno del parcheggio di un centro commerciale nella periferia est della città. Proprio in quella zona da alcuni giorni la famiglia Halilovic aveva deciso di sostare con il proprio camper, in cui vivevano 13 persone. Attraverso le testimonianze e i filmati del sistema di videosorveglianza, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire le problematiche esistenti proprio tra le famiglie Halilovic e Seferovic, maturate all'interno del campo nomadi di via Salviati, dove la famiglia colpita aveva abitato. La faida che ha portato alla morte della ragazza rom e delle due sorelline sarebbe frutto di una faida che ruotava intorno alla spartizione del bottino di una rapina.

L'arresto mette un punto fermo a una storia che ha scosso la città, ma a Roma le notti continuano a tingersi di degrado e paura, specie presso le stazioni ferroviarie. Con il calar del sole Termini si svuota del pellegrinaggio quotidiano di mezzo milione di viaggiatori e si trasforma in un enorme incubatore di disperazione. Una passeggiata notturna lungo il perimetro della principale stazione romana non è cosa per deboli di cuore. Non solo si cammina vicino a bivacchi di homeless, ma ci si imbatte in un intero microcosmo di disagio sociale: squatter che ti chiedono una sigaretta e qualche moneta, sbandati che vagano senza meta e persone con disagi psichici. A Tiburtina le cose non sono diverse. Anche qui abbondano clochard e persone borderline. «Di notte è terra di nessuno», dice un addetto alle pulizie. D'altronde, il fenomeno dell'affollamento notturno nelle grandi stazioni si intreccia con la questione sicurezza. Le recenti aggressioni alle troupe di Mediaset testimoniano la situazione nei pressi dei principali scali. «Nelle stazioni romane - Filippo Bertolami, dirigente sindacale di Polizia nuova forza democratica- esiste un duplice problema: carenza di uomini e di equipaggiamento, e scarsità di risorse tecnologiche». A Tiburtina sono circa ottanta le telecamere installate ma non c'è un collegamento h24 con la centrale operativa, mentre a Termini soltanto alcuni dei circa 350 occhi elettronici sono funzionanti.

«In un caos così - dice Bertolami - un terrorista potrebbe colpire e fuggire impunito».

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