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Sorpresa, il Pil cresce grazie a evasione e droga

L'Istat ha aggiornato i dati 2011 calcolando anche l'economia illegale Lavoro nero, stupefacenti e prostituzione valgono circa 200 miliardi

D roga, prostituzione e contrabbando hanno un peso sull'economia nazionale di tutto rispetto, di poco inferiore a quello delle attività di ricerca e sviluppo. Ieri dall'Istat è arrivato l'atteso nuovo calcolo del Pil secondo il «Sec 2010», che sostituisce le vecchie regole stabilite nel 1995. Una rivalutazione per ora limitata al 2011 (le serie fino al 2013 arriveranno nelle prossime settimane) da 59 miliardi, il 3,7% in più rispetto al precedente calcolo.

Da sole, le attività illegali che emergono grazie alle nuove regole contribuiscono alla rivalutazione del Pil di un punto percentuale, pari a 15,5 miliardi di euro, di cui 10,5 miliardi provenienti dal commercio della droga, 3,5 miliardi dalla prostituzione e 0,3 miliardi dal contrabbando di sigarette. Pesa di più, ma non di tanto, la capitalizzazione delle spese per ricerca e sviluppo: 1,3 punti percentuali del Pil, pari a 20,6 miliardi.

Il resto della rivalutazione è dovuto a nuove metodologie, compreso un modo diverso di stimare l'economia sommersa in generale. Secondo l'Istat vale il 12,4% del Pil pari a 188,5 miliardi di euro. Insieme alle altre attività in nero, quelle che d'ora in poi fanno parte del Pil ufficiale, l'economia illegale italiana vale circa 200 miliardi all'anno.

Un pezzo di economia che sfugge completamente al fisco e a ogni tipo di controllo pubblico, tanto che tra gli effetti paradossali della rivalutazione c'è un calo della pressione fiscale dal 42,5% al 41,6% ovvero 0,9 punti percentuali in meno. Non è una buona notizia per i contribuenti, al contrario, si divarica forbice tra la pressione fiscale effettiva, cioè quanto pagano i cittadini onesti, e la stima ufficiale della pressione fiscale.

La rivalutazione è attesa dal governo perché senza le nuove regole la legge di Stabilità non può partire da dati certi. Ma non ci saranno ripercussioni positive sui conti del 2014. «Avevo fatto bocca a un aumento, ma purtroppo non è così. Devo essere sincero. Questo meccanismo potrà avere una oscillazione positiva al massimo dello 0,1%. Robetta», ha ammesso il premier Matteo Renzi ieri a Porta a Porta . Le prospettive di crescita restano negative. «Non sono ottimista, più o meno balliamo intono allo zero, non è sufficiente per ripartire. È lo stop alla caduta ma non la ripartenza», ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Resta quindi, solo la consapevolezza che una parte importante dell'economia italiana è sommersa, perché completamente illegale o perché sfugge al fisco. Proprio ieri da uno studio è emerso che l'Italia ha la sesta economia in nero dell'area Ocse dopo Turchia, Estonia, Messico, Grecia e Polonia. Secondo l'Organizzazione di Parigi, il peso del sommerso in Italia è pari a circa il 27% del Pil. Molto di più di quanto stimato dall'Istat.

«Per effetto di un meccanismo perverso droga, prostituzione, lavoro nero o contrabbando fanno rivedere al rialzo il benessere della nostra nazione. Con i nuovi criteri passiamo dal Prodotto interno lordo, al prodotto interno lurido. Che assurdità», ha ironizzato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Di diverso avviso il Codacons.

«I 15,5 miliardi provenienti da droga e prostituzione e i 200 miliardi del combinato con l'economia sommersa - ha commentato Carlo Rienzi, presidente dell'associazione dei consumatori - sono una cifra astronomica che non può essere nascosta ed entra finalmente nei conti, così da descrivere la vera realtà dell'Italia senza bigottismi e censure».

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