Politica

Sos anziani abbandonati In Gran Bretagna nasce il ministro della solitudine

Nove milioni di persone vivono nell'isolamento Il piano inglese per contrastare il fenomeno

Erica Orsini

Londra Qualcun altro si era già inventato il ministero per la Felicità, ieri il governo britannico ha ufficialmente creato quello per la Solitudine. Un nome che sarebbe piaciuto a Garcia Marquez per un incarico che, si spera, vada al di là dei suoi nobili intenti. L'aveva fortemente voluto Jo Cox, la parlamentare laburista uccisa a coltellate da un estremista di destra nel 2016, durante la campagna referendaria per Brexit. La fondazione che porta il suo nome, creata in seguito alla sua scomparsa, in questi anni ha portato avanti i suoi ideali e al primo posto c'era, appunto, la battaglia contro la solitudine. Il primo ministro Theresa May ha affidato l'incarico alla giovane Segretaria per lo Sport e la Società Civile, Tracy Crouch, che da domani dovrà occuparsi delle necessità delle persone anziane e, in generale, delle persone sole che vivono nel Paese. Un'ardua impresa dato che secondo il rapporto più recente si tratterebbe di ben 9 milioni di cittadini. Il fatto però che un governo dia loro visibilità può essere un passo avanti.

«Per troppe persone oggi la solitudine è la triste realtà della vita moderna ha detto May - e io voglio affrontare la sfida che la società mette di fronte a tutti noi facendo qualcosa per alleviare la solitudine delle persone più anziane, di chi si occupa di un parente ammalato, di coloro che hanno perso qualcuno che amavano, anche di chi semplicemente non ha nessuno con cui parlare, con cui condividere le proprie esperienze e i propri pensieri».

Al settimo cielo tutti i membri e gli amici della Fondazione Cox che puntavano proprio a questo risultato per poter partire con progetti di collaborazione mirati, da portare avanti con l'aiuto delle numerose associazioni di volontariato, ma anche di tante aziende disponibili a dare una mano. Proprio la sorella della parlamentare laburista Kim Leadbetter, in dicembre, nel corso della presentazione del rapporto che promuove la solitudine a «epidemia sociale», aveva invitato il governo a fare qualcosa di più per arginare il fenomeno. Kim aveva inoltre sottolineato l'impatto negativo che spesso la tecnologia ha su questo fenomeno. «Il progresso è una gran cosa - aveva detto ma spesso rischia di travolgerci. Le nostre vite sono dense di impegni, passiamo la maggior parte del nostro tempo guardando i nostri cellulari e i nostri computer portatili. Abbiamo bisogno di schiacciare il tasto pausa, sederci un attimo e parlare con le persone vere».

Sembrano parole scontate, in realtà sono esercizi difficilissimi ormai. E così la solitudine continua a diffondersi, anche tra i giovani, categoria che dovrebbe esserne esente se non altro per il fattore età. Invece, ci sono sempre più adolescenti che vivono isolati, vittime di bullismo dopo un cambio di scuola, ragazzi con alle spalle famiglie problematiche di cui nessuno si occupa, anche, semplici teenager alle prese con un momento difficile a cui nessuno presta attenzione.

Gli inglesi sono un popolo estremamente civile, ma nella comunicazione sono negati, si legge in un vecchio e illuminante saggio intitolato Watching the English e anche per questo a volte la solitudine sembra più spietata e non si può lasciare tutto nelle mani del volontariato, magari tagliando i fondi.

Speriamo che il ministero della Solitudine non sia quindi soltanto un vecchio trucco per guadagnare consensi.

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