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Sospiro di sollievo sul Colle per la retromarcia di Matteo

La soddisfazione di Mattarella per la «correzione» di Salvini. E offre una sponda sui rapporti con la Ue

Sospiro di sollievo sul Colle per la retromarcia di Matteo

Sergio Mattarella non parla, non telefona nemmeno a Giuseppe Conte perché stavolta non vuole fughe di notizie, ma il suo messaggio è chiarissimo. Serve un segnale, fa sapere il Colle, «una correzione», un passo indietro di Matteo Salvini sui giudici, altrimenti salta tutto, governo, Finanziaria, conti pubblici. Passa la notte, una lunga notte di trattative, e il segnale arriva. «Nessun golpe giudiziario, rispetto il lavoro di tutti», dice il ministro dell'Interno smorzando parecchio la polemica senza dover cedere sul punto. Basta così, il Quirinale è soddisfatto: crisi scongiurata, toni ammorbiditi, incidente istituzionale forse rientrato.

Una moral suasion quasi invisibile ma piuttosto efficace. Il capo dello Stato ottiene il risultato di raffreddare il clima senza esporsi, senza entrare direttamente nello scontro politico, evitando di trasformarsi in un bersaglio. Tanto quello che c'era da chiarire sulla diretta Facebook messa in onda da Salvini quando ha ricevuto l'avviso di garanzia l'aveva già detto Giovanni Legnini, il suo vicepresidente del Csm: «Ho letto espressioni che risultano lesive del prestigio e dell'indipendenza della magistratura e che si pongono in contrasto con il doveroso rispetto che si deve a ciascuno dei poteri dello Stato». Legittimo criticare le toghe e le loro decisioni, un po' meno aizzare la protesta popolare dal Viminale.

E in questa mediazione non dichiarata del Colle c'è spazio pure per un appoggio, almeno parziale, sull'altro fonte aperto dal ministro dell'Interno, i rapporti con l'Europa. In un messaggio al Forum Ambrosetti di Cernobbio, Mattarella invita con toni perentori le istituzioni della Ue a cambiare atteggiamento e ad ascoltare le richieste della gente. «Far parte dell'Unione - scrive - va ben al di là della semplice partita del dare/avere, ma occorrono ambizioni all'altezza dei tempi e delle sfide».

In primavera si vota e, sostiene il presidente, se si vuole frenare la temuta ondata sovranista, bisogna fare delle riforme. «Una casa comune solida e ben gestita costituisce il più efficace antidoto contro antistoriche spinte dissociative. È quanto ci chiede la società civile dei Paesi europei: più sicurezza, in un contesto internazionale così profondamente perturbato, più equità, più condivisione delle responsabilità». Perciò, spiega, «i governi hanno l'onere di contribuire con atteggiamenti e proposte costruttive a garantire il miglior funzionamento dell'Unione, aggiornandone le priorità».

È un riconoscimento dei ritardi, della lacune e di certi vincoli ossessivi di cui si lamentano le opinioni pubbliche del vecchio Continente. Insomma, sì, parecchie cose vanno cambiate, ammette. Tenendo però sullo sfondo un dato: «Bisogna rendere attuali i valori costitutivi dell'Ue e declinarli in iniziative concrete per rispondere tempestivamente alle aspettative dei cittadini». Anche sul sensibilissimo tema immigrazione. E questo, incalza il capo dello Stato, «richiede un coerente sforzo collettivo».

Quanto all'Italia, basta con le minacce di non pagare i contributi, voliamo alto. «Libertà, stato di diritto, democrazia, uguaglianza, solidarietà, rispetto della dignità umana», ecco i principi sui quali è cresciuta «la civiltà occidentale in cui inclusione, tolleranza e giustizia sono stati gli obiettivi degli ultimi decenni».

È questa «la prospettiva in cui è saldamente collocata l'Italia».

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