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Sovranismo dei vaccini. Draghi sveglia l'Europa

a mossa di Draghi nel bloccare l'export di vaccini ha provocato un terremoto ma, allo stesso tempo, ha rimesso in marcia l'Unione europea e ricompattato i grandi Paesi Ue.

Sovranismo dei vaccini. Draghi sveglia l'Europa

La mossa di Draghi nel bloccare l'export di vaccini ha provocato un terremoto ma, allo stesso tempo, ha rimesso in marcia l'Unione europea e ricompattato i grandi Paesi Ue. D'altra parte, la drammatica emergenza e la scarsità di vaccini, oltre a mettere a nudo gli errori evidenti di Bruxelles, ha spianato la strada a una soluzione. Una soluzione di forza.

Del nostro presidente del Consiglio si potrà dire di tutto (un messia per alcuni o un vampiro dei poteri forti per altri), ma di sicuro nessuno potrà negare che in questa occasione abbia avuto una grande capacità: comprendere e decidere quali armi usare per combattere una guerra che vedeva l'Italia e l'Europa soccombere. Aver fermato l'esportazione di 250mila dosi di AstraZeneca verso l'Australia, infatti, ha avuto subito un effetto domino. A Canberra non sono contenti ma hanno detto di comprendere la situazione «disperata» dell'Italia. Anche se, dietro le quinte, il governo australiano sta esercitando pressioni affinché quei vaccini siano sbloccati. Dall'Europa arrivano rassicurazioni al Paese dell'Oceania, perché quel blocco non è una questione aperta con Canberra, che resta un «amico e alleato». No, l'Australia non c'entra, il messaggio è diretto senza fronzoli alle aziende produttrici di vaccini che non stanno rispettando i termini di consegna delle dosi ai Paesi Ue. E che le «big pharma» stiano facendo un gioco pericoloso lo dimostrano i fatti, che allo stesso tempo mettono in luce gli errori dell'Unione europea: nonostante sia entrato in vigore, il 30 gennaio scorso, un meccanismo di controllo delle esportazioni di vaccini, la Commissione Ue ha ammesso che da quella data sono state approvate 174 richieste di export di dosi in 30 Paesi extraeuropei. Il risultato per le nazioni dell'Unione? Limitandoci ad AstraZeneca, significa una fornitura di vaccini ridotta del 70% nel primo trimestre del 2021 e del 50% nel secondo.

Così l'Italia di Draghi, primo governo in Europa, ha detto: stop, i vaccini rimangono qui. Una decisione che ha avuto i suoi effetti e che ha trovato i grandi Paesi Ue a fianco dell'Italia. La prima è stata la Francia che ha approvato la mossa italiana. «Potremmo fare la stessa cosa ha annunciato il ministro della Salute Olivier Veran -. Stiamo discutendo a stretto contatto con gli italiani per avere un approccio europeo in merito». Sulla stessa linea anche la Germania. «Le esportazioni di vaccini non vengono interrotte fintanto che i contratti con l'Unione europea sono rispettati ha detto il portavoce di Berlino Steffen Seibert -. Molti vaccini vanno dall'Ue a Paesi terzi, mentre niente o quasi viene esportato dagli Stati Uniti o dal Regno Unito». Insomma, sui vaccini si è formato un blocco italo-franco-tedesco che vuole guidare l'Unione fuori dal guado e che non teme il braccio di ferro. Bruxelles, dal canto suo, ha fatto capire chiaramente che la linea è quella. «Il messaggio dell'Ue è per l'azienda», ha affermato il portavoce della Commissione Eric Maner, ufficializzando che è un avviso ad AstraZeneca e non solo. E il blocco delle esportazioni? «È un fatto da valutare ha aggiunto Maner se un'azienda farmaceutica non rispetta gli impegni». La svolta dell'Ue - su spinta di Draghi, non dimentichiamolo è andata di traverso a Londra. Il premier Boris Johnson ha contestato la decisione di Bruxelles di approvare lo stop italiano all'export dei 250mila vaccini.

AstraZeneca, d'altra parte, è un'azienda anglo-svedese e, quando si parla di forniture di vaccini, entrano in campo non solo interessi economici ma anche geopolitici.

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