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Sovranità e radici Così Putin seduce la destra europea

La biografia di Sangiuliano spiega l'ascesa del presidente russo visto come un argine alle tendenze disgregatrici dell'Occidente

Sovranità e radici Così Putin seduce la destra europea

I l primo Putin, quello che assume un po' fortunosamente e casualmente la guida della Russia nel 2000, si era concentrato sulle questioni economiche, tirando fuori il paese dal pantano di un'economia mafiosa e dal degrado delle condizioni di vita materiali; il secondo Putin pare concentrarsi sulla ricostruzione ideologica e morale. In realtà, è abile nel cogliere gli umori più profondi della società russa. Il sociologo Lev Gudkov, intellettuale di orientamento occidentalista e liberale, ammette che «già a partire dal 1995, iniziò un processo di rafforzamento del nazionalismo conservatore russo e della coscienza imperiale», fondata soprattutto sull'accusa rivolta ai riformisti «di tradire gli interessi nazionali e di resa dinnanzi all'Occidente».

Nel 2001, «solo il 9 per cento dei russi» riteneva che un modello di democrazia occidentale fosse il più adatto allo sviluppo della Russia, a favore del modello liberaldemocratico si esprimevano soprattutto i gruppi intellettuali che vivono a Mosca e San Pietroburgo. La stragrande maggioranza della popolazione (43 per cento) pur ammettendo che la democrazia occidentale era in linea teorica un sistema virtuoso, riteneva che essa esigeva sostanziali modifiche nell'applicazione alla Russia. Una nutrita quota di russi (il 35 per cento), invece, si esprimeva in termini nettamente contrari nei confronti del sistema democratico occidentale, ritenendo che esso abbia «un effetto distruttivo sullo stile tradizionale della vita russa».

La verità – come nota Borgognone – è che «la società russa nel suo complesso ha un approccio maggiormente improntato al tradizionalismo di quel che viene propagandato dalla pubblicistica liberale occidentale trendy, tendente a rappresentare in maniera stereotipata quanto farsesca i russi, nella loro maggior parte come oligarchi arricchitisi con le privatizzazioni criminali degli anni Novanta». Oltre a questa radice tradizionalista, le crisi causate dalle cosiddette «rivoluzioni colorate» e ancor più le «primavere arabe» hanno consolidato nei russi il desiderio di ordine ( poryadok ) e stabilità politica ( preyemstvenost ). Putin ha abilmente reinterpretato tutto ciò tendendo l'orecchio agli umori profondi della società russa. Tutti i giovedì arriva al Cremlino Vladislav Surkov, ritenuto il grande ideologo del Cremlino, già a capo dell'apparato amministrativo presidenziale ed ex vicepremier, dimessosi dopo uno scandalo ma rimasto ispiratore e suggeritore di strategie al punto che viene definito il «Rasputin di Putin». Surkov, nel suo appuntamento settimanale a cui ha dato un nume preciso, «Cosa pensa la Russia», sale sul podio e supportato da slide e grafici spiega a una ristretta e potente platea fatta di ministri e alti esponenti della nomenklatura, quali sono le tendenze dell'opinione pubblica. Surkov è l'inventore della nozione di «democrazia sovrana», del «rinascimento nazionale», estrema sintesi dell'azione politica di Putin e per questa sua vicinanza finirà nell'elenco degli «indesiderati» delle sanzioni occidentali.

Di recente è stato pubblicato, anche in Italia, uno scritto inedito dell'autrice americana Virginia Woolf, L'anima russa , in cui, attraverso l'analisi della grande letteratura di Dostoevskij, «il grande genio che sta permeando la nostra vita», delinea le profondità dell'animo russo. La scrittrice di Orlando giunge ad affermare provocatoriamente: «I russi hanno l'anima, gli inglesi no». Si tratta, ovviamente, di raffinatezze intellettuali, ma possono aiutare a definire lo spirito russo. «È l'anima che conta, la sua passione, il suo tumulto, la sua sconcertante mistura di bellezza e infamia» annota la Woolf, «gli uomini sono allo stesso tempo malvagi e santi, i gesti sono insieme meravigliosi e deprecabili. Amiamo e odiamo contemporaneamente. Non c'è traccia di quella precisa divisione tra bene e male alla quale siamo abituati.»

Queste idee lo stesso Putin le chiarirà in un importante discorso pronunciato al forum di Valdai del settembre 2013. «Oggi ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un mondo che cambia rapidamente,» ha esordito «per noi (parlo dei russi e della Russia) le domande sul chi siamo e chi vogliamo essere sono sempre più in primo piano. È evidentemente impossibile andare avanti senza autodeterminazione spirituale, culturale e nazionale.»

La competizione nel mondo non è solo di carattere economico-tecnologico ma c'è una sfida più sottile, quella «ideologico-informazionale» ricorda il neo zar. Per concludere con un appello che delinea bene il nuovo corso: «La Russia deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma la prima cosa che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi cittadini, la qualità della società: la loro forza intellettuale, spirituale e morale. Alla fin fine, crescita economica, prosperità e influenza geopolitica derivano da tali condizioni della società. Se i cittadini di un dato paese si considerano una nazione, se e fino a che punto si identificano con la propria storia, coi propri valori e tradizioni, e se sono uniti da fini e responsabilità comuni. In questo senso, la questione di trovare e rafforzare l'identità nazionale è davvero fondamentale per la Russia».

Accanto alla politica «imperiale» c'è un altro connotato che emerge negli ultimi anni nella politica di Putin. Nel 2014 ha voluto che al Cremlino fosse ospitato il «Forum internazionale delle famiglie numerose», sotto l'egida del Patriarcato, raccogliendo politici conservatori e rappresentanti di diverse Chiese di ben quarantacinque paesi. In quegli stessi saloni dove si predicava in epoca sovietica l'ateismo di Stato, si è parlato di «salute morale» e del ruolo che la famiglia riveste nella società. «Sono convinto che in queste condizioni sia grandemente importante», ha scritto nel saluto indirizzato al patriarca Kirill «restare fedeli alla tradizione spirituale e agli ideali morali che sono alla base della nostra patria e della nostra grande storia e cultura.»

Carico di significati il dono che Putin ha portato in Vaticano a papa Francesco: un ricamo d'oro della chiesa di Gesù Salvatore, che fu distrutta in epoca sovietica e che è stata ricostruita.

Seppure segnati da consenso e successi, non mancano alcune perplessità sugli ultimi anni di Putin. A cominciare da una stretta sui media e sulla loro libertà di espressione: una legge ha equiparato i blog diffusi su internet ai media tradizionali: se superano le tremila visite al giorno devono registrarsi a un ente governativo come testate giornalistiche. La riforma dell'Accademia delle Scienze, che anche in epoca sovietica godeva di una certa autonomia, ora è assoggettata per alcuni atti al governo. Così un'altra legge ha sancito che nel caso di cambio di residenza e di soggiorno, anche per qualche limitato periodo, bisogna darne comunicazione alla polizia. Questi sono fatti incontrovertibili, come lo è l'inquietante assassinio di Boris Efimovic Nemcov, fondatore dell'Unione delle Forze di Destra (Sojuz Pravych Sil), che però nessuno mette in relazione col Cremlino che, anzi, ne ha ricevuto un colpo d'immagine.

Tuttavia, la rappresentazione che viene data spesso in Occidente, di una Russia senza opposizione è fuorviante. L'opposizione c'è in termini politici, c'è attraverso giornali, radio e la Rete. Lo ha dimostrato l'ondata di manifestazioni di piazza che ci sono state dal 2011 fino al maggio 2012, esauritesi per l'incapacità di disegnare un progetto alternativo, e anche il buon risultato elettorale del blogger Aleksej Naval'nij alle elezioni per la carica di sindaco di Mosca, dove l'esponente anti-Putin ha ottenuto il 27 per cento dei voti mentre il sindaco uscente Sergej Sobjanin, sostenuto dal Cremlino e dai principali media, si è dovuto attestare al 51,7 per cento. Un dato che ha contraddetto i sondaggi della vigilia, che indicavano Aleksej Naval'nij al terzo posto. Allo stesso modo, il miliardario Michail Prochorov si è potuto organizzare il suo partito, reclutando adepti fra gli scontenti della formazione di Putin.

Ogni volta che Putin partecipa alla conferenza stampa di fine anno in una diretta tv della durata di circa tre ore, riceve da giornalisti stranieri, russi e dai telespettatori domande anche feroci, sulle morti eccellenti, sulle presunte persecuzioni, sugli scandali che hanno coinvolto questo o quell'esponente politico. In uno degli ultimi incontri c'è stato anche spazio per le vicende personali: alla domanda su come fosse la sua vita affettiva dopo la separazione dalla moglie Ljudmila, ha risposto: «Amo e sono amato».

All'inizio del terzo mandato sono state varate importanti riforme: l'accesso dei partiti minori alla Duma abbassando la soglia di sbarramento dal 7 al 5 per cento; la semplificazione delle procedure burocratiche per la raccolta delle firme per i partiti che partecipano alle elezioni; il ritorno all'elezione diretta dei governatori.

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