Cronache

Spara all'immigrato: "Miravo a un piccione"

A Vicenza un argentino centra un operaio su un ponteggio. A Caserta piombini su un rifugiato

Spara all'immigrato: "Miravo a un piccione"

Far West ad aria compressa. L'imbecillità non si ferma di fronte a una legge sulle armi tutt'altro che permissiva come quella italiana, e mentre il capo dello Stato e il ministro dell'Interno polemizzano sul «far west», complice il caldo i cretini si danno al tiro al bersaglio con armi soft air, emulando il folle blitz di Luca Traini, che a febbraio scorso, a Macerata, aprì il fuoco con armi vere contro i «neri» incontrati per strada in città, per una delirante «vendetta» dell'omicidio di Pamela Mastropietro, anche se il nigeriano accusato della morte della ragazza si trovava già dietro le sbarre.

Da allora gli attacchi si sono moltiplicati, per fortuna tutti senza vittime e senza polvere da sparo. Fino al caso della bimba rom di 13 mesi colpita al torace da un piombino sparato da un ex dipendente del Senato, affacciato al balcone come un cecchino per «provare l'arma», dice lui. L'episodio, appunto, ha innescato anche una reazione del Quirinale. Con Mattarella che, nel corso della cerimonia del Ventaglio, ha ricordato come «l'Italia non può somigliare a un Far West dove un tale compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro». Parole di fronte alle quali si è sentito chiamato in causa il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ultimamente al centro delle polemiche per le sue posizioni rigide su immigrazione e rispetto della legalità, che nell'occasione ha rispolverato un suo vecchio cavallo di battaglia, quello della difesa «sempre legittima». «Io non voglio né più armi né il Far West - ha spiegato il titolare del Viminale - chi lo sostiene non è ben informato. Io lavoro per rafforzare le Forze dell'Ordine e per garantire ai cittadini perbene la possibilità di difendersi a casa propria. Voglio disarmare e punire gli aggressori, voglio proteggere e difendere gli aggrediti. Sbaglio?». Il tema, già caldo, si è però arricchito di due nuovi episodi. Il primo arriva dal Vicentino dove, a Cassola, giovedì un capoverdiano che era al lavoro su un ponteggio è stato ferito alla schiena da un piombino sparato, appunto, da un fucile ad aria compressa. Tanta paura, dolore e sette giorni di prognosi per il malcapitato 33enne. Il pistolero, nell'occasione, è straniero pure lui, un 40enne argentino per la precisione, che ai carabinieri ha detto di aver mirato a un piccione e ferito l'operaio per errore. La seconda vittima del giorno è un guineano, ospite di un centro di accoglienza a San Cipriano di Aversa, in provincia di Caserta, che ha raccontato di essere stato avvicinato giovedì sera nel centro del Paese da due ragazzi in moto che gli avrebbero sparato un piombino al volto provocandogli una ferita superficiale. Sono sette-otto casi di aggressioni in un mese e mezzo.

Forse ha ragione Salvini quando dice che «nessuno vuole le pistole libere» e che semmai c'è qualche «pistola» di troppo, intesa alla milanese, a piede libero.MMO

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