Cronache

Sparare a chi ti aggredisce? Più sì che no

La legittima difesa divide l'Italia: il 43% vuole linea dura. A favore gli anziani, maggiormente a rischio

Sparare a chi ti aggredisce? Più sì che no

L'attività del governo gialloverde in carica nel nostro Paese, negli ultimi mesi, si è spesso (secondo alcuni commentatori, troppo) concentrata, negli ultimi mesi, in particolare su temi di grande impatto sull'opinione pubblica. Di recente, l'attenzione del governo ha toccato il tema della sicurezza. Molti italiani si sentono insicuri e vorrebbero interventi e provvedimenti al riguardo. In questo quadro, una delle questioni ricorrenti è quella del diritto o meno all'autodifesa. Negli ultimi giorni, l'Istituto Eumetra MR ha riproposto la questione per misurare, anche da questo punto di vista, la sensibilità e l'orientamento degli italiani sulla tematica della sicurezza e, in particolare, sulla legittimità o meno della reazione personale. Ad un campione rappresentativo della popolazione adulta del nostro Paese è stata dunque posta una domanda concernente l'opportunità di sparare ad un ipotetico ladro che avesse penetrato la propria abitazione. Ne è emerso il quadro di una opinione pubblica divisa in due parti non troppo dissimili tra loro da punto di vista quantitativo, ma assai diverse da quello delle loro caratteristiche.

È vero infatti che la maggioranza dei rispondenti (43%) approva la scelta di difendersi sparando al malfattore che si è introdotto in casa (questa percentuale è meno elevata di quella rilevata l'anno scorso, quando il quesito fu posto subito dopo che un episodio del genere si era effettivamente verificato. Ma in quel momento aveva influito la modalità di reazione «a caldo» che vede la maggior parte dei rispondenti schierarsi a favore di chi si è difeso). Ma è vero, al tempo stesso, che una percentuale di poco inferiore (40%) è del parere opposto e suggerisce che «ha esagerato, doveva chiamare la polizia e non sparare». Come si è detto, questi due gruppi di rispondenti presentano caratteri socio-demografici e politici assai diversi tra loro.

I propugnatori della libertà di difesa (e di reazione) individuale e personale si trovano in maggior misura tra gli intervistati meno giovani e con titolo di studio medio basso, che sono, in generale più sensibili ai problemi concernenti la sicurezza personale. Viceversa, appaiono più contrari alla pratica dell'autodifesa i più giovani (fino a 35 anni) e i possessori di diplomi o lauree. Ancora, l'idea della legittimità della reazione individuale violenta risulta più diffusa al Centro Sud che nelle regioni settentrionali e nei centri urbani più grandi rispetto ai comuni di minore dimensione.

Ma le differenziazioni maggiori tra le due opposte opinioni sono legate all'orientamento politico (misurato, al solito, con l'intenzione di voto alle elezioni politiche). I votanti per Forza Italia e, ancor più, quelli orientati alla Lega (che si sono incrementati proprio in queste ultime settimane «rubando» quote di elettorato al M5S) sono decisamente più d'accodo con la possibilità di difendersi, anche sparando, in caso di minaccia. La pensa così il 53% degli elettori FI e il 61% di quelli per la Lega. Ma anche nell'elettorato del Pd la maggioranza relativa (46%) è favorevole alla reazione armata, ciò che mostra come la domanda di sicurezza sia molto presente anche tra i votanti del centrosinistra. Viceversa, l'elettorato del M5S, pur facendo parte del governo, è più «tiepido» sull'argomento e si divide esattamente a metà tra le due posizioni. Ma è solo tra i piccoli partiti come Più Europa o Leu che si può rilevare una vera maggioranza di contrari alla reazione armata.

Insomma, anche questi dati mostrano come la questione della sicurezza in generale (e dell'autodifesa in particolare) sia fortemente «sentita» dagli italiani.

Commenti