Economia

Speculazione e visibilità Così le agenzie di rating "vivono" di bocciature

La mossa di Dbrs ricorda quella di Fitch del 2011: quanti affari sulla nostra pelle

Speculazione e visibilità Così le agenzie di rating "vivono" di bocciature

«I fondamentali economici della stabilità dell'Italia nel 2011 non erano solidi, erano solidissimi», dice l'altro ieri nella sua requisitoria il pm di Trani Michele Ruggiero. Nel suo mirino, c'è il declassamento dei nostri titoli decretato più di cinque anni fa da Fitch, una delle più importanti agenzie di rating mondiali. Il processo pugliese si è trasformato in una inchiesta senza precedenti sullo strapotere dei signori del rating, le società senza volto che decidono le sorti dell'economia mondiale. Ed è difficile non ripensare alla requisitoria del pm Ruggiero quando, una manciata di ore dopo, sull'economia tricolore arriva una mazzata identica a quella firmata nel 2011 da Fitch: stavolta è Dbrs, canadese, una delle quattro regine del rating, l'unica con la sede centrale fuori dagli Stati Uniti, a spedire l'Italia nel limbo dei paesi inaffidabili.

Da «A» a «BBB»: un passaggio astruso, per l'uomo della strada, ma che invece è destinato ad avere conseguenze pesanti sulla vita quotidiana di ogni italiano, con le banche del Belpaese che vedranno stringersi cordoni della banca centrale europea, e riverseranno ovviamente i costi su prestiti e finanziamenti. Inevitabile, quando un paese se lo merita. Ma chi lo stabilisce? Che titoli, che obiettività hanno i signori del rating per decidere della sorte di una nazione? Ed è qui che la requisitoria del processo di Trani fornisce spunti poco confortanti.

«Nel 2011 il nostro Paese stava messo meglio di tutti gli altri Paesi europei», dice Ruggiero. E allora perché Fitch fece scattare il declassamento? Il pm contesta a Fitch anche di avere divulgato anzitempo il downgrade, violando ogni regola: lo fece, dice «per non perdere la propria piccola fetta di mercato, perché era l'agenzia più piccola». Per questo la Procura chiede la condanna a nove anni di carcere di David Riley, analista capo di Fitch. Il governo Berlusconi, anche se il pm nella requisitoria non lo ricorda espressamente, fu travolto dal provvedimento di Fitch.

Che garanzie ci sono che il nuovo declassamento decretato venerdì scorso abbia fondamenti più solidi e che sia immune di obiettivi politici? La stessa Dbrs, nel dossier che lo accompagna, sembra a volte voler punire gli italiani per avere provocato, col «no» al referendum, la caduta del governo Renzi e l'affossamento delle sue riforme. Ma se si va a scavare su Dbrs, si scopre in fretta che il movente attribuito a Fitch per i fatti del 2011, la ricerca di visibilità, si attaglia perfettamente anche a questa agenzia: è ancora più piccola di Fitch, anche se insieme a questa e ai due colossi Moody's e Standard & Poor's fa parte dell'unico gruppo riconosciuto dalla Banca Centrale Europea. E a tenerne le redini non sono autorità indipendenti ma due colossi finanziari pienamente coinvolte nel business mondiale della speculazione, ovvero i fondi Carlyle e Warburg Pincus, gente che detiene partecipazioni azionarie in tutto il pianeta: 40 miliardi di dollari Warbarg Pincus, addirittura 193 miliardi per Caryle, il più grosso private equity del mondo.

Signori cui le fluttuazioni dei mercati, da loro stessi determinate attraverso Dbrs, interessano molto.

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