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La speleologa che per partire aveva chiesto il cambio-turno

Gigliola Mancinelli, 51 anni, era anestesista e volontaria ad Ancona. Il capo: «Ha modificato i suoi piani perché voleva assolutamente essere lì»

La speleologa che per partire aveva chiesto il cambio-turno

Era un medico, amava moltissimo la montagna e l'avventura, che affrontava preparata. Ma dal sisma in Nepal non ha potuto difendersi. È stata travolta anche lei.

Già, proprio così: tra gli speleologi che hanno perso la vita nel paese sbriciolato dal terremoto c'era anche Gigliola Mancinelli, 51 anni, medico di Ancona. Al momento della tragedia era insieme al collega Oskar Piazza; è stata portata via dalla valanga di neve, sassi e ghiaccio che dopo il sisma ha sepolto il villaggio di Lantgang, a nord di Kathmandu. Non hanno avuto il tempo di mettersi in salvo, la valanga inesorabile li ha raggiunti e sepolti. Salvi invece gli altri due italiani che facevano parte del gruppo: Giuseppe Antonini e Giovanni Pizzorni; quest'ultimo ha riportato diverse fratture. E il primo, Giuseppe, è riuscito a mettersi in contatto con i familiari, ad Ancona. Dolore, lacrime. Testimonianze di affetto e stima per la dottoressa.

«Ho ancora qui con me, sul telefonino, gli sms che Gigliola mi aveva mandato prima di partire per il Nepal: mi aveva chiesto un cambio di turno, perché ci teneva tanto ad andare...». Il dottor Germano Rocchi è il responsabile del servizio di elisoccorso delle Marche. Mancinelli, medico anestesista, era anche volontaria presso la base dell'elisoccorso di Fabriano. «Era una bravissima anestesista e una carissima collega - dice - Conoscevo Gigliola dagli anni della specializzazione ad Ancona. Lei aveva una grande passione per la speleologia; quando abbiamo aperto la base di Fabriano lei, che faceva parte del Corpo nazionale del Soccorso Alpino, era l'unica già in possesso del brevetto per poter operare con il verricello», ricorda Rocchi.

Giuseppe Pino Antonini, 53 anni, anche lui di Ancona, scampato alla valanga che ha travolto il villaggio di Langtang, fa parte della squadra di istruttori che addestrano l' équipe di Rocchi, e il medico conosceva bene anche l'altra vittima della spedizione in Nepal, Oskar Piazza, del Soccorso Alpino del Trentino Alto Adige. «Noi - spiega - non avevamo esperienza di missioni Sar, e nel 2010 Piazza è stato il nostro primo istruttore. Erano persone esperte, portavano soccorso nelle valanghe, e invece...».

Gigliola Mancinelli, madre di due figli di quindici e dieci anni, riusciva a conciliare il lavoro di anestesista rianimatore con la famiglia e la sua grande passione, la montagna. Riservava gli allenamenti nei fine settimana. «Due persone stupende, che porteremo sempre nel cuore e che hanno dedicato la loro vita ad aiutare il prossimo».

È contenuto in poche righe il dolore e il cordoglio della sezione Marche del Soccorso alpino e speleologico per la morte in Nepal di Gigliola Mancinelli, medico di Ancona, e Oskar Piazza.

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