Cronache

"Spesso le donne sono vittime, gli uomini fanno sparire i loro beni"

L'avvocato: "Con le nuove regole diventa importante considerare gli anni di unione ed equilibrare le differenze nella coppia"

"Spesso le donne sono vittime, gli uomini fanno sparire i loro beni"

Il giorno dopo lo scossone si fanno i calcoli. La Cassazione ha detto no, respinto il ricorso di una moglie che chiedeva l'assegno di divorzio. Una sentenza clamorosa perché di mezzo c'è l'ex ministro Grilli, e perché mai era successo prima che non si tenesse conto del (buon) tenore di vita che l'ex consorte reclama. E invece niente. Si volta pagina. «Certamente una sentenza innovativa, attenta al cambiamento dei tempi, dell'emancipazione delle donne anche se...». Elisabetta Alberti Casellati, famoso avvocato civilista, ex membro del Csm, parlamentare, è da sempre in prima linea nella battaglia per i diritti delle donne e guarda la sentenza con qualche timore.

Avvocato, che pericolo corrono le donne secondo lei?

«Parliamoci chiaro, sono praticamente sempre loro le più deboli economicamente in una coppia. Sono le donne che si sacrificano di più per i figli, per il marito, si sa che è così in ogni famiglia. Ricca o meno, poco cambia. La sentenza tiene certo conto del cambiamento in positivo che indubbiamente c'è stato in questi anni, dell'emancipazione, anche se di fatto non si è totalmente compiuta».

Chi sarà la più svantaggiata?

«Sicuramente la moglie che ha alle spalle un lungo matrimonio. Le faccio un esempio concreto: un'insegnante sposata con un imprenditore. Si separano dopo anni insieme, lui la lascia per una quarantenne».

Insomma, la situazione tipo.

«E certo, non tutte sono come la signora Macron che ha sposato un uomo più giovane di vent'anni. È chiaro che la signora del nostro esempio può essere considerata autosufficiente con il suo stipendio, che può insomma provvedere a se stessa. Ma il giudice dovrebbe tener conto di questa forbice così ampia per condizione economica e riportare equilibrio. Insomma, in passato l'assegno era all'insegna dell'adeguamento. Oggi bisognerebbe considerare gli anni di matrimonio passati insieme. Mi sembrerebbe semplicemente giusto. Sarebbe più corretto per le donne che si sono dedicate a lungo alla famiglia».

E invece cosa succede?

«Spesso nel periodo tra la separazione e il divorzio lui fa di tutto per far sparire i beni».

Le donne potranno tutelarsi con accordi prematrimoniali?

«Non in Italia. Da noi ogni patto per il futuro è nullo. Mi sono battuta in parlamento fin dal 1994 per modificare la legge a riguardo, ma per il momento l'impostazione del diritto di famiglia non lo permette. Il diritto ora dovrebbe adeguarsi. Gli accordi non hanno alcun valore.

La sentenza sancisce in un certo senso la fine del buon partito?

«Solo per chi pensava al matrimonio come a un contratto a breve termine: un paio d'anni per mettere a frutto l'affare, da concludere con un ricco assegno. Una pratica che finirà per sempre. Si ribadisce invece che l'unione non è fonte di rendite parassitarie, ma un vincolo fatto di responsabilità».

Secondo lei le donne si sentiranno scoraggiate dal separarsi?

«Le donne dovranno pensare di più quando si sposano alle prospettive di vita. La separazione è una legge dello stato e se il marito la promuove la debbono subire.

A mio parere se c'è un calcolo economico da parte della donna, avviene al momento del matrimonio stesso e non al momento della separazione».

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