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Spiaggia, mare, fiori e colori In passerella sfila l'ottimismo

Stampe anni '50 sui tubini di Calvin Klein. Chiara Boni s'ispira alle atmosfere di Gauguin per il suo jersey

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New York La spiaggia come metafora della vita, il pericolo e l'attrazione. C'è tutto questo nel sublime lavoro di Raf Simons per la collezione Calvin Klein della prossima estate: un grandioso esercizio di sinestesia tra moda e cinema, musica e immagini. La sfilata si svolge nella storica sede newyorkese del brand trasformata in un immenso paesaggio marino dalla più veritiera proiezione a led che si possa immaginare. Sembra di essere in acqua mentre modelle e modelli sfilano sulla colonna sonora de Lo Squalo indimenticabile film del '75 citato anche dalle T shirt con la stampa della locandina e dalle mute in neoprene con interno maculato. Le ragazze indossano meravigliosi tubini fatti con rielaborazioni tecniche e sartoriali di originali stampati degli anni '50. Sulle loro spalle compaiono tra le decorazioni (fiocchi piatti, piccole cappe, fibbie di strass, piegoline) le cinghie in caucciù del GAV (Giubbotto d'Assetto Variabile). Su quelle dei ragazzi c'è invece la toga dei laureandi e nel finale molti indossano anche il cappello quadrato della cosiddetta graduation.

Inevitabile pensare al film Il Laureato anche perché la musica diventa The Scarborough Fair di Simon & Garfunkel e le donne sfoggiano divine scarpe a punta con piccolo tacco che in qualche modo ricordano le kitten shoes scalciate via da Mrs Robinson (Ann Bancroft) prima di buttarsi sul letto con Ben (Dustin Hoffman). L'immagine è così moderna e seducente che si potrebbe rivedere in loop questa moda capace di farti pensare che la bellezza può diventare catastrofe e viceversa: l'eterno dualismo della vita. Totalmente diverso ma non meno speciale l'ottimismo che contraddistingue tanto lo show di Chiara Boni quanto quello di Michael Kors. L'adorabile designer italiana stavolta guarda ai colori di Gauguin per costruire un impeccabile tropical glamour che prevede mille stampe floreali e molti sapienti giochi sartoriali sui diversi pesi di un unico tessuto: il jersey.

Nelle mani di Chiara questo materiale amico di tutte le donne diventa fondamenta e base di un'eleganza senza tempo proiettata nella contemporaneità. Perfino le baschine anni '50 diventano nuove e portabili, mentre i volant, le lunghe strisce da car wash, gli scolli elaborati e i fiori nei capelli sono solo un gioco da ragazze che si chiama femminilità. Kors pensa invece a un'utopia globale ovvero a una ricerca di bellezza nel mondo per cui a tutto si guarda con ottimismo e positività specie se sei così bella, giovane e ricca da indossare dei favolosi pantaloni a zampa d'elefante con sgargianti fiori stampati, il pullover a righe del tuo boy friend giocatore di rugby e una borsa in pitone dipinta a mano. L'alternativa a questa sofisticata confusione è il composè con scarpe e borse nello stesso broccato del vestitino ad A. Insomma una collezione antidepressiva per un mondo complicato. Si torna alla moda concettuale con Stuart Vevers da Coach e con Lazaro Hernandez e Jack McCollough da Proenza Scouler. In entrambi i casi ci si prende molto, forse troppo sul serio anche se lo stile di Giorgia O'Keefe nel suo ranch a Santa Fe(Coach) e la grande epopea del denim scolorito e rielaborato (Proenza) sono tra le cose più belle viste a New York. Tra le più nuove c'è la linea Veronica Beard disegnata da due cognate accomunate dal nome e dalla passione per la moda.

Imparentate con il grande fotografo Peter Beard, amanti degli anni '80, simpaticissime, le due Veroniche debutteranno presto in Europa.

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