Politica

Spread su, produzione giù Conte: "Il 2019 sarà bellissimo"

Piazza Affri reagisce preoccupata all'annuncio della recessione. Anche l'indice manifatturiero ai minimi. Tria: l'ottimismo è un dovere

Spread su, produzione giù Conte: "Il 2019 sarà bellissimo"

Roma Alla fine la risposta dei mercati alla recessione italiana è arrivata. In una giornata tutto sommato positiva per i mercati europei l'indice Ftse Mib ha chiuso a meno 0,78%. Principalmente una risposta allo spread. Il differenziale tra i rendimenti dei Btp Italiani e dei Bund tedeschi è tornato a gonfiarsi dopo giorni di relativa calma. Una brusca impennata dopo una apertura tranquilla e poi la chiusura vicina ai massimi a quota 256 punti base, 13 in più rispetto al finale di giovedì. In rialzo anche il rendimento del decennale italiano che si attesta sul 2,73% contro il 2,59% della precedente chiusura. I mercati, spiegava ieri un analista hanno valutato i dati macro dell'Italia e hanno previsto nuove turbolenze tra il governo di Roma e le istituzioni europee, quando i nodi verranno al pettine.

La principale incognita, dopo la stima preliminare del Pil della quarto trimestre 2018 a -0,2 è la crescita dell'anno in corso.

Per il premier Giuseppe Conte «ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire, l'Italia ha un programma di ripresa incredibile». Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha fatto capire che l'ottimismo è un obbligo per un governo con un debito pubblico delle dimensioni dell'Italia. «Guardare con pessimismo al futuro non è una forma di realismo ma di sabotaggio. Il che non significa non essere realisti. Ci sono tutte le condizioni di una ripresa dell'economia italiana», ha spiegato al consolato italiano a New York.

Tria dice di non vedere rischi di recessione. Meno ottimista Confindustria. Per il capo economista del centro studi di viale dell'Astronomia pensare che la crescita sarà dell'1%, come ha scritto il governo nella legge di Bilancio, è «un atto eroico». Anche se il Pil risalisse dal secondo trimestre, «è alta la probabilità di una crescita annua poco sopra lo zero». Colpa di investimenti e consumi al palo.

Clima negativo per le imprese confermato dall'indice Markit, basato sugli ordinativi del manifatturiero. Nell'Eurozona a gennaio è sceso a 50,5 dal 51,4 di dicembre. Va male anche la Germania, ma l'Italia resta il fanalino di coda con il 47,8. Per il quarto mese consecutivo l'Italia si è collocata sotto la soglia di 50 che separa la crescita dalla contrazione. In altre parole, la recessione tecnica registrata a fine 2018 (si dice tecnica perché determinata solo dal calo del Pil per due trimestri, senza considerare altri indicatori come l'occupazione) potrebbe non essere un episodio isolato.

Il governo assicura che la situazione dei conti pubblici è sotto controllo. Non serve una manovra. «L'obiettivo di deficit concordato con l'Europa riguarda il deficit strutturale, e quindi non viene toccato dall'andamento dell'economia», ha spiegato Tria.

Da Bruxelles arrivano segnali poco rassicuranti. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha dato la colpa della recessione italiana alla «incertezza delle politiche economiche sulla fiducia delle imprese e sulle condizioni finanziarie sta diventando rapidamente visibile».

Sulla risposta immediata da dare alla frenata dell'economia c'è quasi unanimità. Il centro Studi Confindustria e i sindacati chiedono di puntare sugli investimenti. Il governo è d'accordo e insiste sullo sblocca cantieri. «Vedo la situazione in via di stabilizzazione, vedo la crescita legata ai nostri programmi di spesa, la capacità di sbloccare gli investimenti pubblici, sbloccando i cantieri e attivandone di nuovi», ha spiegato Tria. Investimenti pubblici, insomma.

In attesa che torni la fiducia che serve agli investimenti privati.

Commenti