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Squadra fatta, niente più alibi. Ma la prima mossa è rinviare

Un mese in più per Alitalia, tagli ai parlamentari posticipati. Però ai nodi della manovra non si sfugge

Squadra fatta, niente più alibi. Ma la prima mossa è rinviare

I più lungimiranti cominciano ad avvertire il pericolo che tutto appaia troppo facile. La formazione della squadra, terminata ieri con il giuramento dei 42 tra sottosegretari e viceministri, è filata talmente liscia da dare l'illusione che il governo possa pedalare in discesa. A dare questa illusione, ha contribuito la notevole capacità dei due contraenti del patto di maggioranza di smentire allegramente ciò che fino a ieri sostenevano con forza. Ieri, ad esempio, il ministro per la Pubblica istruzione Lorenzo Fioramonti ha detto che sarà abolita la norma «del precedente governo» che prevedeva la timbratura del cartellino da parte dei presidi. Tutto bene, se si dimentica che Fioramonti era nel «precedente governo» in qualità di vice ministro. Così pure il ministro Roberto Gualtieri ha liquidato come «esagerate» le stime sul gettito delle privatizzazioni inserite in legge di bilancio dal precedente governo, come se la firma su quella legge non fosse dello stesso premier che firmerà l'attuale.

Sia Conte e Di Maio che Zingaretti, dopo il giuramento di ieri, hanno incitato la squadra: «Ora al lavoro». Non resta che governare, insomma. Ma sarà più difficile che accordarsi per spartire i ministeri. La parola d'ordine è prendere tempo. Su molti temi gli accordi, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono ancora tutti da costruire, come si è visto nella prima riunione dei capigruppo dopo il ribaltamento della maggioranza: il nodo vero, il taglio dei parlamentari, è stato rinviato in attesa di incardinare la nuova legge elettorale proporzionale, come ha chiesto il Pd.

Da oggi la priorità si sposta sui temi economici, perché incombe la legge di bilancio. Ma nel frattempo ci sono da affrontare le più spinose grane legate alle tante crisi aziendali aperte, molte delle quali vedevano Pd e M5s su posizioni ben diverse: sono oltre 160 e se anche Luigi Di Maio non è più al ministero per lo Sviluppo economico, il nuovo ministro, Stefano Patuanelli, è un 5s e ha rinnovato in carica alcuni degli uomini più fidati di Di Maio al ministero.

Tra le questioni più calde c'è il rapporto con Autostrade. Il Pd aveva ottenuto che nel programma comparisse una generica «revisione delle concessioni», ma dopo gli ultimi sviluppi delle indagini sul crollo del ponte Morandi, ha ripreso fiato chi, tra i 5 stelle, chiede di prendere provvedimenti più radicali. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia invoca «che la vicenda non diventi questione politica». Ma lo è già: l'idea della revoca delle concessioni autostradali, almeno parziale, torna negli slogan grillini. E su ogni decisione del governo, inevitabilmente, i due elettorati misureranno quanto sia prevalsa la linea dell'uno sull'altro partito.

La questione Autostrade, del resto, si intreccia strettamente con la partita Alitalia: anche su questo tema ieri il governo ha guadagnato tempo accogliendo la proposta dei commissari straordinari dell'azienda di prorogare ancora una volta (fino al 15 ottobre) l'offerta vincolante e il piano industriale che dovrebbero riportare l'azienda in mano pubblica, prospettiva che al nuovo ministero dell'Economia, Roberto Gualtieri, pare non dispiacere, purché con la partecipazione di Fs, di Benetton e degli americani di Delta Airlines.

Intricata anche la partita dell'Ilva che proprio in questi giorni vede in corso una trattativa sulla cassa integrazione. Sul destino dell'acciaieria di Taranto, M5s e Pd sono sempre apparsi molto lontani, ma è anche vero che ora dal Pd è uscito Carlo Calenda, il ministro che più di tutti si era scontrato con Di Maio sull'Ilva.

Ci saranno poi da riprendere le fila del reddito di cittadinanza. La distribuzione del sussidio, con tutte le sue storture, è a regime. Ma ora dovrebbe partire la «fase 2», con l'utilizzo dei navigator, finora rimasti in panchina. Il Pd pare aver deciso di lasciare mano libera ai 5s. Infine i temi veri della manovra: l'Iva, il cuneo fiscale, il salario minimo. Con le poche risorse a disposizione lo scontro di priorità sarà inevitabile.

E con le scadenze fissate e Bruxelles che incombe, il governo non potrà rifugiarsi nei rinvii.

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