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Stalker in manette: 23 anni fa aveva ucciso un poliziotto a Roma

Stefano Vladovich

Roma Stalker arrestato. Maurizio De Lucenti, 45 anni, non è un balordo qualsiasi. Il persecutore dell'ex moglie, ammanettato a Teramo dopo una caccia di giorni, ha ucciso 23 anni fa un ispettore di polizia. Un conflitto a fuoco su un trenino dei pendolari, la tratta Roma Pantano, in cui perdono la vita Carlo Tufilli, 39 anni, ispettore capo del commissariato Porta Maggiore, e un rapinatore, Luca Esposito di 26 anni.

De Lucenti, in carcere dal 24 giugno del '96 per omicidio volontario, rapina impropria e armi, in galera ci resta 12 anni. Su una pena di 25 anni, ridotta a 22 dall'indulto. Nel 2008 gli viene concesso il lavoro esterno. Di giorno fuori, la notte in cella. «Il carcere per lui è diventato un ostello in cui ha una camera riservata tutte le sere per andare a dormire» scrive in una lettera al direttore de il Giornale il figlio dell'ispettore ucciso, Alessandro Tufilli, pubblicata nel 2009. Dal lavoro esterno per De Lucenti arriva la libertà vigilata, seguita dall'affidamento in prova, seguita di nuovo dalla libertà vigilata. E così via fino al 2012 quando il rapinatore viene affidato ai servizi sociali per tre anni, infine ancora la libertà vigilata. Nel 2018, per fine pena, è completamente libero. Libero di minacciare e terrorizzare con centinaia di telefonate e messaggi la sua ex moglie.

Ogni occasione è buona per rendere la vita della poveretta un inferno. Tanto da farle cambiare abitudini, guardandosi le spalle, lei e il nuovo compagno. La questione è grave e gli agenti della IV sezione della squadra mobile romana avviano indagini velocissime per bloccare il delinquente, prima che possa accadere il peggio. Braccato, giovedì De Lucenti viene intercettato in Abruzzo e arrestato.

La sparatoria il 22 giugno del '96. Il dramma si consuma sulla tratta Roma Pantano, il trenino urbano che collega Termini alla periferia sud della capitale. Terminato il turno di servizio Tufilli sale sul treno per tornare a casa. Lo aspettano la moglie e il figlio di 9 anni. Nel vagone accanto due giovani armati di pistole stanno rapinando i passeggeri. «Portafogli, orologi e catenine altrimenti spariamo» la minaccia. L'ispettore se ne accorge, aspetta che il treno si fermi e che i due scendano. E li affronta sulla banchina della stazione Grotte Celoni. Spara un colpo in aria Tufilli, sperando che i due gettino a terra le pistole. Non va così. De Lucenti ed Esposito rispondono con le armi. In pochi secondi sparano tutti. Restano a terra Tufilli e un rapinatore. Il primo muore durante il trasporto in ospedale. De Lucenti, dopo una fuga brevissima, viene arrestato. Il pm Andrea De Gasperis chiede l'ergastolo. La Corte gli infligge una pena di 25 anni, uno è già scontato. Il figlio Alessandro, oggi poliziotto, continua: «I 24 anni di pena erano già pochi, l'indulto li ha ridotti ancora, i benefici della semilibertà hanno fatto il resto.

È possibile che la vita di un uomo valga cosi poco?».

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