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È stallo sui nuovi vertici Inps: lite Lega-M5S sulle poltrone

Bocciato per ora il tandem Nori-Tridico. L'istituto rischia la paralisi. Nuove scaramucce sul reddito

È stallo sui nuovi vertici Inps: lite Lega-M5S sulle poltrone

Roma La successione di Tito Boeri alla guida dell'Inps si trasforma nell'ennesimo mistero buffo del governo gialloverde. Ieri pomeriggio sembrava chela maggioranza avesse trovato un accordo al proprio interno per la designazione dei vertici dell'istituto previdenziale che dovrà occuparsi di reddito di cittadinanza e quota 100 e per il quale è stato previsto il ripristino del consiglio di amministrazione. Nel primo pomeriggio sembrava che un'intesa fosse stata trovata: in attesa della nomina del nuovo organo l'ex direttore generale Inps, Mauro Nori, avrebbe guidato l'ente come commissario in vista della designazione alla presidenza, affiancato in entrambe le occasioni dal consulente in materia previdenziale del ministro Di Maio, Pasquale Tridico.

L'indiscrezione ha fatto sobbalzare tanto i pentastellati quanto, soprattutto, il carroccio. «Dopo il Fantacalcio... il FantaInps... notizia da pensionare», ha twittato il sottosegretario agli Affari regionali, Stefano Buffagni, legatissimo ai vertici del Movimento. Anche la Lega ha fatto trapelare il proprio disappunto. «Con il Movimento 5 stelle non c'è alcun accordo ma anche nessuna preclusione per le nomine Inps: si sta lavorando per una soluzione veloce, che arriverà nei prossimi giorni», hanno fatto sapere fonti leghiste sottolineando che «questo governo ha rispettosamente atteso la scadenza naturale del mandato di Boeri che qualunque altro governo Renzi non avrebbe alcuna esitazione a far saltare con anticipo».

Le tensioni, quindi, affiorano anche su questo punto. Boeri, che ieri è stato ricevuto al quirinale dal presidente Mattarella, terminerà oggi il proprio mandato. Da lunedì l'Inps rischia di restare acefala con tutte le conseguenze del caso per un istituto che resterebbe bloccato non solo nell'operatività, ma anche nei numerosi contenziosi. Non è necessario l'intervento del Consiglio dei ministri poiché per la nomina di un commissario basta un decreto interministeriale Economia-Lavoro, ma serve comunque un accordo politico. È probabile che si scelga un commissario «traghettatore», dal basso profilo, per gestire la fase delicata di avvio del reddito di cittadinanza e quota 100, in modo tale da permettere a Salvini e Di Maio di trovare la quadra. I Cinque stelle vorrebbero insediare Tridico al vertice dell'istituto, ma la Lega, rafforzata dalle elezioni in Abruzzo, non vorrebbe perdere anche questa partita sulle nomine. Il Capitano, in proposito, avrebbe rifiutato la possibilità di designare il nuovo presidente dell'Inail.

Il vero problema sono le tensioni tra i due contraenti il contratto di governo sul reddito di cittadinanza. Il viceministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, ha ribadito chei rinnovi del sussidio non possono essere «sine die» visto che «per definizione le politiche attive sono fatte per trovare lavoro». Ma i Cinque stele su questo tema fanno orecchie da mercante. «Il reddito è il reddito e così è uscito dal Consiglio dei ministri», ha replicato l'omologa pentastellata Laura Castelli. È chiaro che l'iter parlamentare rischia di trasformarsi in un Vietnam, come già evidenziato dagli emendamenti leghisti. In questa diatriba si è inserito anche l'Ufficio parlamentare di Bilancio. I percettori del reddito immediatamente «attivabili» nei percorsi dei centri per l'impiego sono stimate in 450mila, il 13% del totale.

Cifre che fanno emergere la natura assistenzialista del sussidio.

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