Economia

"Stangata fiscale da evitare, l'economia è ferma"

Il presidente di Confcommercio preoccupato: "Provvedimento troppo ottimista sulla crescita"

"Stangata fiscale da evitare, l'economia è ferma"

Roma - Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, teme che le previsioni di crescita del governo siano troppo ottimistiche. L'impatto di un eventuale aumento dell'Iva sarebbe devastante. Anche perché le famiglie si stanno già muovendo in un clima di grande incertezza

Nel Def c'è l'aumento dell'Iva, anche se il governo ha ricordato che è sempre stato scongiurato. Il prossimo esecutivo dovrà farsene carico?

«In una fase in cui la nostra economia è più lenta e cresce meno degli altri paesi è necessario che con il prossimo governo ci siano due certezze: eliminare le clausole di salvaguardia per il 2019, e quindi non aumentare l'Iva, perché gli effetti depressivi annullerebbero qualsiasi prospettiva di crescita, e proseguire nella riduzione della pressione fiscale. Solo così potremo sperare di raggiungere quel 2 per cento di crescita che consentirebbe alle famiglie di consumare di più e alle imprese di tornare ad investire. Purtroppo nelle previsioni contenute nel Def questo obiettivo del 2% di crescita non c'è».

Si prevede che il Pil rallenti dal prossimo anno...

«Già in questa prima parte del 2018 si registrano segnali di rallentamento della ripresa che, mi pare, il Governo non ha considerato. Le previsioni per il 2018 ci sembrano un po' ottimistiche e, soprattutto, l'effetto dell'attivazione delle clausole per il prossimo anno, nelle valutazioni del Def, ha un effetto depressivo troppo ridotto. A nostro avviso, maggiori imposte per oltre 12 miliardi di euro, come conseguenza degli aumenti Iva, costituirebbero una vera e propria disgrazia fiscale».

La ripresa sembra essere terminata in tutto il mondo. Perché paghiamo un prezzo più alto rispetto agli altri?

«Non possiamo accontentarci di una crescita tra un punto, un punto e mezzo, quando va bene, come l'anno scorso. Purtroppo, a fronte di impulsi internazionali ancora positivi, la nostra economia continua a risentire del peso degli irrisolti nodi strutturali. Mi riferisco agli eccessi di tasse e burocrazia e ai deficit di legalità, infrastrutture e capitale umano che ci costano circa 180 miliardi di Pil all'anno. È dunque evidente che la politica deve avere come obiettivo quello di rispondere all'incertezza di famiglie e imprese che si aspettano e meritano migliori prospettive. E questo può avvenire solo attraverso un supplemento di responsabilità per formare al più presto un nuovo governo. Che potrebbe esordire con un provvedimento poco costoso, ma di grande valore segnaletico: consentire il riporto delle perdite ad oltre due milioni di piccole imprese che adottano il regime di cassa. Un provvedimento ragionevole e giusto».

Non è da escludere la possibilità che non si formi nessuna maggioranza...

«Speriamo di non dover tornare alle urne perché abbiamo un appuntamento con l'Europa su due fronti, presentare la legge di stabilità e contrattare un ulteriore concessione di flessibilità, e perché imprese, famiglie, mercati si aspettano dal nostro paese risposte solide e tempestive».

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