Cronache

Stasi ricomincia a sperare: "Assolto o nuovo processo"

Il procuratore generale smonta l'impianto accusatorio che ha porato la corte d'apello a condannarlo a 16 anni

Stasi ricomincia a sperare: "Assolto o nuovo processo"

Alberto Stasi è un mezzo innocente. O un mezzo colpevole. Dipende dai punti di vista, ma tale, a prescindere, rimarrà per sempre. La nostra giustizia non è riuscita prima a scoprire e poi a punire il colpevole.Otto anni dopo l'assassino di Chiara Poggi, massacrata a 26 anni in quel di Garlasco con un oggetto che le fracassò la testa, non si sa ancora chi sia l'assassino. Una notte di camera di consiglio- insieme con le preghiere di Rita Preda, madre della vittima -(«parlo sempre con Chiara e dico di guidare i giudici verso la verità»)- si spera illuminino la Corte suprema. Che potrebbe però decidere di non decidere. Ennesima ordalia del nostro sistema giudiziario.Lui, l'indiziato numero 1, unico fin da subito ad essere accusato d'omicidio, ieri in attesa del verdetto era a casa. Così come i famigliari della sua ex, chiusi, a un chilometro e mezzo di distanza, nella villetta di via Pascoli, la stessa dove il 13 agosto 2007 qualcuno ammazzò la loro ragazza. Due volte assolto, poi condannato nel dicembre dello scorso anno a 16 anni nell'appello «bis» (24 ne avrebbe rimediati senza lo sconto del rito abbreviato), il biondino dallo sguardo algido fin dalle prime ore del pomeriggio aveva cominciato a tirare un respiro di sollievo. L'arringa del procuratore generale Oscar Cedrangolo sembrava preparata per aprirgli le porte verso un destino nuovo. Con orizzonti di libertà.Il togato che avrebbe dovuto rappresentare l'accusa aveva invocato, di fatto, la sua assoluzione. O meglio un nuovo processo bocciando, di conseguenza, la richiesta a 30 anni di carcere presentata nel ricorso del pg di Milano, che avrebbe voluto anche il riconoscimento dell'aggravante di crudeltà e premeditazione nei confronti dell'imputato. Una requisitoria a sorpresa. All'apparenza contraddittoria. «L'annullamento che chiedo è con rinvio - sottolineava il procuratore - per una questione di scrupolo e rispetto nei confronti del grido di dolore di tutte le parti. Il rinvio servirà per nuovi accertamenti prove e valutazioni». «Siamo in presenza di un omicidio efferato, commesso con brutalità e proprio per questo non si può dare un colpo al cerchio e uno alla botte». Un «eufemismo» per smontare l'architrave colpevolista del giudice dell'Appello bis che aveva condannato il neo commercialista. «Se l'imputato è innocente - la puntualizzazione critica del pg - va assolto, altrimenti va condannato a pena adeguata per l'atrocità del delitto commesso».Tutto smontato dunque, la nuova inchiesta della pm milanese Laura Barbaini, il lavoro troppo tardivamente certosino degli investigatori, l'annesso teorema accusatorio che lo vuole assassino perché Chiara lo avrebbe smascherato, «presenza ingombrante che rischiava di distruggere la sua immagine di bravo ragazzo». Gli spezzoni di filmini pedopornografici trovatigli nel pc, sarebbero una conferma. Ma evidentemente non sufficiente.Non solo: deboli anche gli indizi contro di lui. «La scena del delitto è stata calpestata da ventiquattro persone. Per questo gli accertamenti fatti risultano inaffidabili per il massiccio inquinamento del luogo». Oltre a una prove certa, secondo il pg della quinta sezione della Cassazione- la stessa, sarà un caso? che ha assolto Amanda Knox e Raffaele Sollecito- manca un movente per il delitto. Un perché, ha insinuato Cedrangolo, che si può «costruire ad arte».

Più o meno lo stesso concetto espresso in aula dalla difesa.

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