Economia

Lo Stato strozza le imprese: restano 61 miliardi di debiti

Nonostante i maxi stanziamenti da 50 miliardi, la cifra da saldare rimane elevata E i tempi d'attesa in Italia sono i più alti d'Europa: 144 giorni contro i 38 di media Ue

Lo Stato strozza le imprese: restano 61 miliardi di debiti

I debiti della pubblica amministrazione a fine 2014 ammontavano ancora a 70 miliardi di euro. È quanto rileva uno studio pubblicato dalla Banca d'Italia sui pagamenti effettuati da Stato ed enti locali nei confronti dei fornitori dal quale emerge che nel biennio 2013-2014, grazie alle ingenti risorse messe in campo dai governi (dietro la spinta dell'ex commissario Ue e attuale vicepresidente dell'Europarlamento Antonio Tajani), lo stock si è ridotto a 61 miliardi dal picco di 90 miliardi di tre anni fa, ma in maniera ancora insufficiente.

Gli economisti di Via Nazionale ritengono che i debiti commerciali della Pa, per essere «ricondotti entro limiti fisiologici» e rispettare le regole Ue, richiederebbero un calo di 50 miliardi rispetto ai 70 della fine dell'anno scorso. Insomma, il ministero dell'Economia dovrebbe raddoppiare gli sforzi mettendo sul piatto una cifra pari a quella già erogata ai singoli enti debitori per chiudere una partita che rischia di avere risvolti pericolosi in ambito comunitario. «Matteo Renzi se ci sei batti un colpo», ha twittato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta.

Da questa constatazione, tuttavia, nasce un interrogativo («Dove sono finiti i soldi che servivano a pagare i debiti?») cui Bankitalia dà immediata risposta. Gli stanziamenti ad hoc del triennio 2012-2014 sono ammontati a circa 50 miliardi. Ben 31 miliardi sono stati effettivamente destinati al pagamento delle fatture emesse dai creditori, mentre altri 5 miliardi di sbilanci sono in attesa di saldo. Al netto di circa 14 miliardi ancora in attesa di destinazione, è ben chiaro che il sistema non ha funzionato. Lo stock del debito avrebbe, infatti, dovuto registrare un calo molto più consistente. Ne consegue che, mentre si pagava l'arretrato, «con le risorse messe a disposizione dal ministero dell'Economia si sono accumulati nuovi debiti commerciali». È un po' quello che accade a Roma (anche se la Capitale è regolata da leggi ad hoc): lo Stato stanzia risorse per onorare i mutui contratti negli anni e nei decenni scorsi, ma il Campidoglio le usa per le spese correnti e l'ammontare dell'extradeficit resta sempre sugli stessi livelli.

Al grave problema della crisi di liquidità delle aziende (l'incidenza media del credito sul fatturato è del 40% per industria e servizi e del 30% per le costruzioni) si aggiunge quella del costo del debito stesso. Alle imprese i finanziamenti bancari per far fronte al buco creato dai mancati pagamenti sono costati nel 2014 6,4 miliardi di euro sotto forma di interessi applicati al capitale prestato. Per lo Stato, osserva il centro studi Impresa Lavoro (citato da Bankitalia nel report), i ritardati pagamenti potrebbero comportare un esborso aggiuntivo di 4,1 miliardi in caso di adeguamento alla normativa Ue sugli interessi di mora.

La Cgia di Mestre ha anche fatto notare che la pubblica amministrazione italiana è la peggiore pagatrice d'Europa. I fornitori sono saldati con un'attesa media di 144 giorni, contro i 38 giorni della media Ue. Il confronto con i nostri diretti concorrenti è impietoso. La Francia onora le scadenze dopo 62 giorni, l'Olanda in 32 giorni, la Gran Bretagna in 24 giorni e la Germania dopo 19 giorni. Gli artigiani mestrini hanno inoltre evidenziato come, al netto dell'importo ceduto in pro soluto, siano ancora 61 i miliardi di debito che la pubblica amministrazione deve alle imprese fornitrici.

«Se si chiede alle imprese di scommettere sull'Italia, bisogna che lo Stato le metta in condizione di farlo, riducendo le tasse e, soprattutto, pagando i suoi debiti», ha chiosato il senatore Andrea Mandelli di Forza Italia.

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