Cronache

Stessa spiaggia stesso mare Senza muoversi dalla città

Sabbia portata coi camion, sdraio e ombrelloni: Amsterdam, Budapest e Amburgo copiano Parigi

Stessa spiaggia stesso mare Senza muoversi dalla città

La spiaggia arriva in città. Metti Rimini all'ombra della sopraelevata. Macchine e autobus che rombano a poca distanza, ma ci sono i piedi nella sabbia, quel profumo indefinibile di crema solare e sudore, il cocktail con l'ombrellino e un buon libro in mano. Sembra di essere al mare ma siamo in città, in un giorno qualsiasi di queste nostre estati torride.

Le spiagge urbane da qualche anno sorgono come funghi nelle principali metropoli europee, da Bruxelles ad Amburgo a Varsavia. Quasi sempre lungo quei fiumi che attraversano placidi la gran parte delle città, per due-tre mesi l'anno vengono riportate dal nulla sulle banchine. A partire dalla sabbia, che arriva con i camion. E poi via a sdraio e ombrelloni a righe, l'immancabile bar con ghiaccioli e cocktail per l'aperitivo, spesso anche le palme, giochi e sport non possono proprio mancare. A incominciare dal più ovvio, il beach volley. I più fortunati hanno anche la piscina.

La prima è arrivata a Parigi nel 2002, per iniziativa dell'allora sindaco Bertrand Delanoé. E al tempo è sembrata ad alcuni un sogno, ad altri una follia, e non sono mancate le polemiche (son sembrati troppi gli 1,5 milioni di euro impiegati per quella prima edizione).

Ma i tempi cambiano veloci e gli usi e costumi pure, Parigi ha fatto scuola e ora non c'è quasi capitale europea che non abbia la sua spiaggia urbana, o quanto meno un bar sull'acqua.

Sembra valere il vecchio detto di Maometto e la montagna. Se le ferie di tre mesi tra mare, montagna e campagna ormai non se le può permettere praticamente nessuno, e per molti il mare è assai lontano, è la spiaggia che si muove a arriva in città.

In fondo sembra logico che in un periodo storico di intensa urbanizzazione (secondo l'Onu il 68 per cento della popolazione mondiale vivrà in città entro il 2050) si faccia di tutto per rendere le città più vivibili, tutto l'anno.

Le location di questi «stabilimenti cittadini» variano. C'è il lungofiume riadattato come i quai parigini, ma anche i siti industriali dismessi di Amsterdam Roest: qui siamo sul mare ma lo stile è molto urbano, tra sculture postmoderne e party serali. Fuori Budapest in una ex cava di ghiaia c'è la spiaggia bianca «riportata» dal fondatore dello Sziget Festival's Károly Gerendai. Mentre ad Amburgo si prende il sole all'ombra delle navi container del terzo porto commerciale d'Europa lungo il fiume Elba. Il mare? È lontano, a 100 chilometri. Ma questo, come abbiamo detto, è un dettaglio.

E in Italia? Poco da segnalare, noi il mare lo preferiamo «vero». Forse perché ne abbiamo a iosa, con i nostri 7456 chilometri di coste. Un tentativo è stato fatto ai Murazzi a Torino. Ma da due anni la spiaggia non c'è più. E pensare che nell'Ottocento gli stabilimenti balneari sulle rive del Po erano almeno tre. Chi sa che tra corsi e ricorsi storici..

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