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"Stop agli scatti di Richardson". Scaricato il fotografo delle star

Il celeberrimo ritrattista è accusato di molestie Le riviste di moda sospendono la collaborazione

"Stop agli scatti di Richardson". Scaricato il fotografo delle star

In principio fu Harvey Weinstein. Dopo il caso di molestie sessuali e stupri plurimi che ha investito il produttore di Hollywood, gli scandali e le rivelazioni si stanno ora espandendo ad altri settori. Ieri sera il Daily Telegraph ha diffuso il contenuto di un'email interna del gruppo Condé Nast in cui si comunica che le riviste del gruppo non si avvarranno più dell'opera del 52enne fotografo americano. Ciò significa che per Richardson si chiudono le porte di Vanity Fair, Vogue, GQ, Glamour e molte altre riviste del gruppo editoriale di New York. Motivo? Durante il weekend il Sunday Times si è chiesto perché, dopo lo scoppio dello scandalo Weinstein, i giornali del gruppo Condé Nast stessero ancora dando spazio al fotografo americano, conosciuto per le sue fotografie sessualmente esplicite e accusato da alcune modelle di sfruttamento sessuale (accuse respinte dall'americano). Detto, fatto. James Woolhouse, il vicepresidente esecutivo del gruppo, alle 8:14 di lunedì mattina ha inviato ai suoi collaboratori la comunicazione di ben servito del fotografo. «Ogni scatto commissionato e ogni scatto effettuato ma non ancora pubblicato deve essere abbandonato e sostituito con altro materiale». Con effetto immediato.

Nel suo pezzo di domenica il Sunday Times si è chiesto il perché del diverso trattamento tra Weinstein e Richardson che, non più tardi dello scorso mese, è stato immortalato a braccetto con l'editore inglese di Vogue durante la settimana della moda di New York.

Venerdì, due giorni prima dell'intervento del Sunday Time, Richarson stesso ha pubblicato sull'Huffington Post una lettera in cui respinge le accuse circolate nell'ambiente negli ultimi giorni: «Ho collaborato con donne adulte consenzienti, pienamente consapevoli della natura del lavoro e, come succede per ogni progetto, ognuno ha firmato delle liberatorie».

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