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"Stop all'Europa filo-palestinese. Adesso l'Italia guidi una svolta"

L'ambasciatore d'Israele in occasione del voto all'Onu su Gerusalemme: "Come Trump, abbiate posizioni decise"

"Stop all'Europa filo-palestinese. Adesso l'Italia guidi una svolta"

«La risoluzione che puntava a condannare la dichiarazione di Donald Trump su Gerusalemme capitale d'Israele rientra nei vecchi schemi dell'Onu. E come sempre non produrrà nulla di concreto». L'ambasciatore d'Israele in Italia Ofer Sachs, 45 anni, liquida così la risoluzione presentata ieri dall'Egitto al Consiglio di Sicurezza e bloccata dal veto degli Stati Uniti. Anzi per l'Ambasciatore quel risultato rappresenta un passo all'indietro «visto che in precedenza nessun'altra risoluzione su Gerusalemme è mai stata bloccata da un veto».

La novità è che tutta l'Europa è contro Trump e contro di voi...

«Le posizioni dell'Europa dimostrano l'incapacità di adattarsi al corso degli eventi. Sembrano non capire che la dichiarazione di Trump non pregiudica alcuna trattativa futura. Dice soltanto che non puoi separare Gerusalemme da Israele. È una verità molto concreta e gli stessi paesi europei la riconoscono implicitamente visto che le loro ambasciate hanno rapporti quotidiani con le istituzioni di Israele situate a Gerusalemme».

Il governo italiano segue Francia e Germania. Siete delusi?

«Ci dispiace che l'Italia non colga l'occasione o non abbia la forza di guidare una svolta e si accodi alla posizione a Parigi. Il fatto che l'Italia non sappia assumere posizioni più decise può apparire strano, ma non ci lamentiamo. In altri settori il rapporto è di grande intimità».

A proposito d'Italia, Federica Mogherini non è stata molto calorosa con Netanyahu. E promette di contrastare le decisioni di Trump su Gerusalemme.

«Anche in quanto detto dalla Mogherini c'è ben poco di nuovo. Da lei mi aspettavo una capacità di analisi più profonda. Confidiamo sempre che possa assumere posizioni più innovative, ma non ci speriamo più molto. Quella di Netanyahu era la prima visita di un primo ministro israeliano a Bruxelles in 22 anni e l'Europa non ne ha colto l'importanza. Questo comportamento spiega il modo in cui l'Europa viene percepita non solo da Israele, ma dal Medio Oriente. Non è un caso se tutti gli accordi di pace sono stati firmati alla Casa Bianca e non in Europa».

Qualcuno ipotizza che l'Ue possa sostituirsi agli Stati Uniti. Soprattutto dopo il rifiuto palestinese di continuare a considerarli dei mediatori.

«Non penso che i palestinesi possano permettersi d'ignorare Washington a lungo. Gli Stati Uniti resteranno protagonisti cruciali del negoziato perché hanno la capacità di decidere. Non vediamo questa capacità in un'Europa che spesso assume posizioni apertamente filo palestinesi e finisce con il venir percepita come un mediatore sbilanciato».

Confidate nel nuovo governo di Vienna per incrinare il fronte europeo?

«È presto per dire cosa farà l'Austria, ma già oggi l'Europa non parla con una sola voce. Sulle dichiarazione di Trump la Repubblica Ceca e altri paesi centro orientali hanno posizioni molto più equilibrate. Tra le righe delle consuete e ormai convenzionali dichiarazioni di Bruxelles trapelano voci che fanno capire come la posizione su Gerusalemme, sui palestinesi e sul processo di pace sia tutt'altro che omogenea. Speriamo in un approccio più equilibrato».

La decisione di Trump rischia di scatenare una nuova intifada. Non temete?

«In Cisgiordania non mi sembra si vada verso una nuova Intifada. E nella regione nessuno, a parte i gruppi radicali, spinge in quella direzione. Le voci più moderate cercano di calmare la situazione ed evitare una nuova rivolta palestinese. Per questo l'Europa assumendo le posizioni a cui accennavo finisce con il gettare benzina sul fuoco e fornire argomenti e giustificazioni alle posizioni più estremiste».

A Gaza però Hamas tenta di cavalcare la rabbia palestinese. Le dichiarazioni di Trump finiscono con il favorirlo?

«A Gaza i gruppi estremisti stanno semplicemente sfruttando l'opportunità per riprendere il lancio di missili su Israele. Dopo la dichiarazione di Trump ne sono già caduti una ventina. Ora ci aspettiamo che questi attacchi vengano condannati da tutti con chiarezza e determinazione.

E ricordiamo ad Hamas che lo consideriamo responsabile».

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