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Stop alla mini-Ires per il volontariato "Così si colpiscono solo i più deboli"

Stop alla mini-Ires per il volontariato "Così si colpiscono solo i più deboli"

N ella legge di bilancio c'è la cancellazione della mini-Ires per «gli enti non commerciali», che finora pagavano un'aliquota ridotta: il 12 anziché il 24%. Un taglio che impatta su tutto l'universo della beneficenza e del no profit che ha innescato lo scontro tra governo e terzo settore, per arrivare fino alla Cei. «Vogliamo sperare che la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di governo non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione - ha detto il segretario della conferenza episcopale monsignor Stefano Russo - Se davvero il Parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell'ambito della ricerca, dell'istruzione e anche del mondo socio-sanitario. Si tratta di realtà che spesso fanno fronte a carenze dello Stato, assicurando servizi e prossimità alla popolazione». Non solo. Spiega l'Uneba, che rappresenta oltre 900 enti in tutta Italia, che perderanno l'esenzione della tassazione anche i redditi dei fabbricati istituzionali, che servono a svolgere le funzioni assistenziali: «Si conteggiano rincari medi del 50-60 per cento. Una fondazione ex Onlus solo sulla categoria dei redditi dei fabbricati istituzionali di un immobile di 120 posti letto avrà una maggiore Ires tra i 6mila e i 10mila euro annui».

Per il Terzo settore il prezzo da pagare stimato «solo per il primo anno sarà di 118 milioni di euro» ha detto la portavoce del Forum nazionale del Terzo settore Claudia Fiaschi.

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