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Lo stragista di Tunisia guidava una cellula di jihadisti attivi in Italia

Abu Iyad è sospettato di essere la mente degli attentati al museo del Bardo e a Sousse. Espulso dal nostro Paese, aveva legami con gli imam delle moschee milanesi

Lo stragista di Tunisia guidava una cellula di jihadisti attivi in Italia

Gli americani hanno incenerito con un drone Seifallah Ben Hassin, veterano della guerra santa tunisino che avrebbe ispirato i recenti attentati in Tunisia ed era legato all'Italia. Da Londra guidò una rete del terrore in Europa, che aveva una cellula a Milano sgominata nel 2001. Peccato che i pezzi grossi della rete, dopo il carcere in Italia e l'espulsione in Tunisia sono tornati in libertà grazie alla primavera araba. E hanno fondato Ansar al Sharia, il gruppo terroristico tunisino che ha impianto le sue basi in Libia. Abu Iyad, nome di battaglia di Ben Hassin, è sospettato di aver ispirato i sanguinosi attacchi contro i turisti al museo del Bardo a Tunisi e sulla spiaggia di Sousse della scorsa settimana.

Stefano Dambruoso, oggi parlamentare di Scelta civica, nel 2001 era il pubblico ministero che ha sgominato la cellula milanese legata ad Abu Iyad. «È passato un tempo sufficientemente breve, 10-15 anni, per poter immaginare che siano stati interrotti tutti i collegamenti con la Lombardia. - spiega al Giornale l'ex pm -. La preoccupazione è che l'humus radicale di casa nostra tragga nuova ispirazione dai vecchi amici, che oggi sono i leader dei più pericolosi movimenti jihadisti».

Il 14 giugno Abu Iyad è stato eliminato dal bombardamento mirato di un drone americano ad Agedabia in Libia. Sul primo momento si pensava che l'obiettivo fosse Mokhtar Belmokhtar uno dei più pericolosi terroristi legati Al Qaida del Maghreb. Giovedì le autorità tunisine hanno confermato che il bersaglio fatto fuori era Abu Iyad. La conferma sarebbe arrivata dalla prova del Dna.

Negli anni Novanta l'estremista tunisino si rifugia a Londra. I suoi luogotenenti a Milano, che ruotano nell'ambiente dei centri islamici di viale Jenner e via Quaranta sono Sami Ben Khemais Essid e Mehdi Kammoun. Abu Iyad si sposta in Afghanistan, dove mette in piedi la «casa dei tunisini» a Jalalabad, che accoglie i volontari di Al Qaida. Nel 2001 Dambruoso decapita la cellula italiana. Ben Khemais viene arrestato. Gli americani sospettano che volesse organizzare un attentato contro l'ambasciata americana a Roma. Anche Kammoun finisce in carcere per terrorismo. Fra il 2008 e 2009 sono stati entrambi espulsi verso la Tunisia nonostante si oppongano con un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Amnesty international li ha difesi sostenendo che in Tunisia sarebbero stati torturati. Oggi tutte queste attenzioni suonano come una beffa.

Abu Iyad nel 2001 organizza l'assassinio del comandante afghano Ahmad Shah Massoud, la prima vittima eccellente dell'11 settembre fatto saltare in aria due giorni prima dell'attacco alle Torri gemelle. Il terrorista tunisino viene arrestato in Turchia nel 2003 ed estradato a casa sua dove lo condannano a 43 anni di carcere.

I vecchi amici si ritrovano tutti liberi grazie all'amnistia della primavera araba e fondano nel 2011 Ansar al Sharia, i partigiani della legge del Corano.

I due espulsi dall'Italia ed il loro capo si fanno immortalare durante un comizio in Tunisia con alle spalle la bandiera nera dello Stato islamico, ancora poco conosciuta. Nel 2013 Ansar al Sharia è messa fuorilegge ed inserita nella lista nera della comunità internazionale. I suoi capi si trasferiscono in Libia o vengono arrestati.

Abu Iyad, secondo le autorità tunisine, è l'ispiratore di Seifeddine Rezgui, il terrorista che a Sousse ha ucciso in spiaggia 38 persone. Il giovane tunisino si è addestrato nel campo libico di Sabratha, di Ansar al Sharia, dove ha conosciuto gli autori della strage del Bardo del marzo scorso a Tunisi. Fra le vittime c'erano anche 4 italiani. Sabratha, ad ovest di Tripoli, è un punto di imbarco dei migranti verso l'Italia. I trafficanti di uomini pagano il pizzo ad Ansar al Sharia per garantirsi la sicurezza.

Abu Iyad, è stato fermato dal missile di un drone due settimane fa. I suoi luogotenenti cresciuti in Italia, Sami Ben Khemais Essid e Mehdi Kammoun, non è chiaro se sono ancora vivi, dietro le sbarre o sempre al comando in Libia.

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