Cronache

Gli stranieri? Li nutriamo a casa loro

Ecco i migliori ristoranti italiani in sei delle metropoli più iconiche del mondo

Gli stranieri? Li nutriamo a casa loro

D'accordo, noi siamo di quelli che pensano che andare a cercare cucina italiana all'estero sia una bizzarra forma di autolesionismo. Non ce n'è bisogno, in ogni Paese si mangia una buona cucina locale se si sa cercare.

Quindi questa non è una guida galattica allo spaghetto alla bolognese.

Epperò è bello sapere che nel resto del mondo esistano locali in cui viene proposta dell'autentica buona cucina italiana, lontana dagli strafalcioni, dal vernacolo, dalle Fettuccine all'Alfredo, dalla Carbonara con la panna, dalle polpette negli spaghetti e dall'ananas sulla pizza.

Abbiamo così cercato i migliori ristoranti italiani nelle principali città del mondo, uno per metropoli. E ve li raccontiamo.

Londra. Heinz Beck ha ormai quasi dimenticato le sue origini tedesche (solo la sua pronuncia ce lo ricorda) diventando uno dei massimi interpreti della cucina italiana, con quel classico secchionismo teutonico. Nel suo ristorante londinese (Beck at Brown's), ospitato da un antico hotel di Mayfair, ha messo in cucina il suo allievo Heros De Agostinis, che si è fatto le ossa in molte cucine prestigiose e anche per diversi anni alla Pergola. La cucina è convincentemente italiana, molto alta per ambizioni e ricerca, al punto da scioccare qualche critico inglese, abituato al cliché della tovaglia a scacchi. La radice è familiare, lo svolgimento stagionale e casual, con l'obiettivo di fidelizzare il cliente. Piatto bandiera: Spaghetti al limone con scampi e fave.

Parigi. Da anni il romano Gianni Passerini seduce la capitale francese con la sua cucina bistronomica, fatta di pochi fronzoli e tanta concretezza. Quando aprì Rino, nel 2007, in poco tempo conquistò pubblica e critica. E lo stesso è accaduto quando ci ha messo il nome nel Restaurant Passerini nel XII arrondissement. Al punto che un paio di anni fa una rivista francese, «Le Fooding», molto amata dai millennials, lo ha nominato migliore chef dell'anno. Particolare attenzione è data alla pasta fresca, che nel vicino Pastificio Passerini che manda in visibilio i francesi. Piatto bandiera: Tonnarelli cacio e pepe.

Tokyo. Allievo di maestri straordinari quali Gualtiero Marchesi, Andoni Luis Aduriz, Heinz Beck e Carlo Cracco, il veneto Luca Fantin è da qualche anno l'ambasciatore della cucina italiana di qualità in Giappone, nel bellissimo Ristorante Fantin del Bulgari hotel di Ginza. Il suo miracolo è ricreare un'autentica cucina italiana nell'essenza pur attingendo a ingredienti spesso locali, in particolari il pesce e i crostacei. Fantin ha insomma inventato la cucina italonipponica e la critica locale stravede per lui. Il menù è scritto in italiano, giapponese e inglese. Piatto bandiera: Spaghetti Monograno Felicetti ai ricci di mare.

New York. È questo l'unico caso in cui la migliore interpretazione della cucina italiana è affidata a uno chef straniero: Michael White, che in Italia, al San Domenico, si è formato. Marea, il suo locale nei pressi di Central Park, al netto di qualche concessione all'italoamericanismo è ortodosso e di altissimo livello. Piatto bandiera: Polpo alla griglia, patate affumicate, cipolle rosse in salamoia, peperoncini, tonnato.

Hong Kong. Umberto Bombana ha un record: è l'unico ristoratore italiano all'estero ad avere tre stelle Michelin. Una cena nel suo Otto e Mezzo è un'esperienza da ricordare, a partire dai quadri di Andy Warhol e Pablo Picasso e dalle celle dedicate al prosciutto, ai formaggi, al tartufo. Pur non essendo la cucina del vulcanico Bombana semplicemente tricolore (un ristorante tristellato non può limitarsi a un solo vocabolario) ma attingendo anzi a numerose ispirazioni e mercati, è profondamente italiana nell'attitudine e nell'atteggiamento. Uno di quei locali dove magari non mangeremo mai ma la cui sola esistenza deve renderci orgogliosi. Piatto bandiera: Cavatelli con ragù di frutti di mare e ricci.

Singapore. In una città-crocevia, al centro di stimoli di ogni genere, l'unico ristorante italiano davvero convincvente ha un nome allarmante (Garibaldi) ma si avvale della mano del bresciano Roberto Galetti, che grazie al suo rigore filologico poco incline all'oleografia ha guadagnato di recente una stella Michelin.

Piatto bandiera: Risotto Acquerello ai frutti di mare.

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