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Lo strano destino di Veltroni "l'africano". Da rottamato a nuovo padre della Patria

Il leader in difficoltà a sinistra vuole riciclarlo: presidente della Camera

Lo strano destino di Veltroni "l'africano". Da rottamato a nuovo padre della Patria

Da rottamatati a riciclati di lusso, come padri della Patria. C'era un volta Renzi il rottamatore che prometteva di lasciare la politica in caso di sconfitta, ora c'è Renzi che si ricandida premier e non rottama più nessuno, meglio tenersi buoni i pezzi grossi del partito. Certo, non proprio tutti, D'Alema e Bersani non era possibile recuperarli al renzismo per manifesta incompatibilità, ma per tutti gli altri c'è spazio nel Pd. A iniziare da Walter Veltroni, da sempre candidato a tutto, con il vantaggio di non essere mai entrato in rotta di collisione frontale con Renzi, un leader che sa ripagare l'amicizia. Pazienza se prima delle elezioni 2013 Renzi si compiaceva pubblicamente della decisione di Veltroni di farsi da parte e non ricandidarsi più, vista l'anzianità politica e il lungo palmares di legislature alle spalle: «Bene la scelta di Veltroni: sono sicuro che non sarà l'unico a fare questo passo. Il Pd è in grado di promuovere il rinnovamento» twittava l'ancora sindaco di Firenze, di lì a poco leader Pd e poi premier. Altri tempi, quando Renzi poteva permettersi ogni sgarbo contro i «vecchi» del Pd, incrementando i consensi ad ogni sberleffo. L'attuale segretario, invece, deve tenere insieme un partito pronto a rottamare lui (Gentiloni? Minniti? Calenda? Lo stesso Veltroni?) e quindi torna utile la vecchia tecnica del riciclo. I retroscena renziani anticipano l'idea del segretario Pd di «valorizzare Walter» nella prossima campagna elettorale, e probabilmente di ricandidarlo. A Renzi interessa coprire la fascia sinistra, per trattenere nel Pd i voti che potrebbero uscire in direzione di Mpd, e Veltroni (da una vita l'anti-D'Alema, già nel Pds) sarebbe perfetto nel ruolo. Non sono richieste che si fanno senza un corrispettivo adeguato, perciò già si immaginano cariche di primo piano per il ritorno di Walter: presidente della Camera, senza escludere più avanti una candidatura al Quirinale (già nel 2015 era uno dei nomi che giravano: «Nessun rammarico. Per il Paese quella di Sergio Mattarella è la migliore soluzione. A me naturalmente ha fatto piacere si parlasse del mio nome»).

E l'Africa? Nel 2006 promise, ospite in Rai da Fazio, che dopo il secondo mandato da sindaco di Roma avrebbe considerato «conclusa» la sua esperienza politica, «perché non bisogna fare la politica a vita». Il suo sogno era «fare un'esperienza di volontariato in Africa», messo nel cassetto per fare il segretario del Pd, e poi il candidato premier nel 2008 (perdendo contro il centrodestra). Ma anche nel tempo libero, da non più parlamentare, Veltroni si è dato da fare parecchio. Libri, film, programmi di varietà su RaiUno (la Rai renziana) come autore. Nel frattempo, è stato dato sul punto di prendere la presidenza della Lega Calcio («Ipotesi reale, ma non ho ancora dato la mia disponibilità» confessò) e della stessa Rai (quando al posto suo fu invece nominata Monica Maggioni, se ne dispiacque Roberto Speranza, attuale avversario a sinistra di Renzi). Poco male, in veste di romanziere-regista-documentarista sta facendo incetta di premi letterari e cinematografici, c'è la corsa a impalmare l'ex potente superministro della Cultura. Ma Renzi non è indifferente all'«ovazione» con cui è stato accolto alla festa dei 10 anni del Pd. Una popolarità del genere non va sprecata, specie con quella di Renzi in calo.

Altro che rottamazione, torna l'usato sicuro.

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