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Quello strano esperimento per combattere l'Isis

Dopo anni di convivenza difficile, intelligence ed esercito collaboreranno

Quello strano esperimento per combattere l'Isis

Una convivenza storicamente difficile, quella che si troveranno a gestire i primi italiani mandati da Roma in Libia per partecipare alle operazioni contro il Califfato: da un lato i militari, dall'altro gli agenti segreti dell'Aise, incaricati di fornire alle forze speciali quella che in gergo da spie si chiama Humint, ovvero Human Intelligence, l'utilizzo dei contatti sul terreno per individuare obiettivi e tecniche d'aggressione. Soldati e 007 hanno spesso rapporti conflittuali: ma stavolta in Libia a rendere più facile il lavoro ci sarà un elemento fondamentale: la conoscenza reciproca. Le squadre di agenti che l'Aise sta allestendo nell'ex Jamairiha gheddafiana sono tutte costituiti da agenti della Divisone Operazioni del servizio segreto estero comandato dal generale Manenti. Ma tutti, o quasi, questi 007 hanno la stessa provenienza: hanno lavorato a lungo nei corpi speciali della Marina e sopratutto dell'esercito, il Col Moschin, prima di fare il salto di livello e transitare all'Aise. Conoscono la mentalità del militare, spesso conoscono fisicamente gli uomini che comanderanno i reparti italiani sul terreno. Sono un po' 007 e un po' Rambo, per usare dei cliché logori; «specialisti fasati per situazioni anche estreme», secondo la definizione corrente oggi. Insomma, il dialogo e la collaborazione con i militari non dovrebbe essere difficile: i tempi d'altronde sono cambiati da quando un vecchio capo del Sismi chiamava i militari «quelli con la capa di morto», con riferimento al teschio della Decima Mas che molti ragazzi del Col Moschin cucivano sulla divisa, e sottintendeva che mancassero di sottigliezza.

Ma sul campo, nell'inferno libico, chi comanderà? Ufficialmente non ci sono dubbi: a tenere le fila saranno i militari, si spiega ieri negli ambienti dell'intelligence, dove viene definita «fantasiosa» l'ipotesi che l'Aise diriga operativamente la missione. Ma è chiaro che la scommessa vera è la simbiosi tra le due strutture, lo scambio continuo di informazioni in grado di rendere efficace il coordinamento tra «barbe finte» e «cape di morto».

Il problema vero che si troveranno ad affrontare i due contingenti sarà un altro: la mancanza o la opacità delle regole di ingaggio, in una missione di cui il governo sembra intenzionato a non rendere noti i dettagli. In assenza di un voto del Parlamento, sia gli 007 che i reparti speciali dovranno fare i conti con un quadro normativo in cui a nessuno viene riconosciuta la «licenza d'uccidere».

E questo potrebbe diventare un problema soprattutto nel caso, malaugurato ma sempre possibile, che i reparti italiani provochino vittime collaterali tra la popolazione civile: perché gli agenti della Divisione Operazioni in Libia hanno come unica copertura le «garanzie funzionali» della legge 124, che non comprendono i «danni alle persone».

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