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La strategia di Berlusconi. Una Consulta liberale per far ripartire il Paese

Il think tank con imprenditori e professori come nel 1996: nel mirino fisco e burocrazia

La strategia di Berlusconi. Una Consulta liberale per far ripartire il Paese

Aprire alla società civile. È questo il mantra di Berlusconi che vede le elezioni politiche all'orizzonte. Per vincere, oltre all'auspicata candidatura di se stesso che i sondaggi dicono potrebbe valere il 15 per cento in più per Forza Italia, il Cavaliere sta lavorando a un vero e proprio pensatoio liberale. In questa fase, ascoltatissimo, è il giovane Francesco Ferri, classe 1975, vicepresidente dei giovani confindustriali, direttore dell'autodromo di Monza e fondatore della Innext, società di consulenza aziendale. Il motto di Ferri è «l'innovazione è fatta dalle persone, non dalle macchine»; e l'ex premier lo condivide tanto che le parole «rinnovamento» e «società civile» vengono spesso ripetute a chi chiede lumi sul come vincere le prossime battaglie. L'idea del Cavaliere è quella di mettere insieme un think tank capace di forgiare idee e progetti per la prossima campagna elettorale. E Ferri è uno, tra i tanti giovani industriali, che sta lavorando al progetto. Tanti i temi sul tavolo con un solo obiettivo: creare una catena di trasmissione con le aziende, le professioni, la scuola, le associazioni di categoria. Ascoltare tutti e poi dare le soluzioni con un occhio di riguardo al vero motore del nostro Paese: le piccole e medie imprese. Fisco e burocrazia sono il cancro italiano che va sconfitto con l'unica medicina efficace: iniezioni massicce di liberalismo. Accanto ai giovani imprenditori, Berlusconi vuole affiancare anche una «Consulta liberale», composta da saggi, macroeconomisti e professori universitari, capaci di disegnare le cornici ideologiche entro le quali muoversi: una riedizione aggiornata della «stagione dei professori» del 1996 quando al partito si avvicinarono teste pensanti come Lucio Colletti, Saverio Vertone, Giorgio Rebuffa, Piero Melograni e Marcello Pera.

Tutti insieme, con la supervisione di Berlusconi, dovrebbero partorire il nuovo programma di Forza Italia sotto forma di «Albero delle libertà»: pianta a dieci rami in grado di dare i frutti giusti per uscire dalla crisi e rilanciare il Paese. Naturalmente la parola «rinnovamento» spaventa gran parte degli attuali parlamentari azzurri, bramosi di una ricandidatura. Il Cavaliere, come sempre, non esclude nessuno e vuole tenere tutti dentro. Ma è innegabile che non ci sarà spazio per tutti e che ad Arcore sia già partito una sorta di casting. «Le future liste saranno composte un terzo dagli attuali parlamentari, un terzo dai nostri amministratori più capaci e popolari, un terzo da chi non ha mai fatto politica ma che s'è distinto nella propria professione fuori dal Palazzo», dice ai suoi.

Nell'attesa di sapere quando si andrà al voto, il Cavaliere non fa mistero di preferire che la data sia il più in là possibile. Un po' perché attende la sentenza di Strasburgo che lo rimetterebbe in pista al 100 per cento; un po' perché sa che la prossima legge di Stabilità sarà ancora «lacrime e sangue» e sarà la sinistra a sobbarcarsi l'onere di misure impopolari e con effetti depressivi sull'economia. Poi, per Berlusconi, toccherà al centrodestra imporre una svolta liberale con uno shock fiscale e un drastico taglio alla spesa pubblica. A questo proposito il Cavaliere ha di recente svelato la sua idea sulla flat tax: aliquota unica al 22 per cento e il Paese si rimette a correre.

Un tema, questo, che dovrebbe contribuire a sciogliere il ghiaccio con il Carroccio i cui rapporti restano ancora freddi se non gelidi.

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