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La strategia di Renzi: alle urne in difesa del Colle

Per recuperare consensi pensa di lanciare il Pd come paladino delle istituzioni e dell'Europa

La strategia di Renzi: alle urne in difesa del Colle

Roma - La crisi risuscita Matteo Renzi che si tuffa nel caos istituzionale e tenta la sua partita. Anche se promette che giocherà «da mediano». L'ex premier torna in tv, si presenta come paladino delle istituzioni e difende a spada tratta il Quirinale. «Mattarella è stato vergognosamente insultato e ha mantenuto la lucidità», dice Renzi che a questo punto ha fretta di tornare alle urne per cavalcare una campagna elettorale aggressiva in difesa delle istituzioni e contro «gli sfascisti». Renzi, intervistato ieri da Lilli Gruber a Otto e Mezzo, accusa Matteo Salvini e Luigi Di Maio di aver messo in piedi «una pagliacciata» e assicura che «il Pd è prontissimo alle elezioni anticipate il 29 luglio», definendo i due leader «Cip e Ciop responsabili di una situazione di grande gravità». Il Pd di fronte all'ipotesi di un governo tecnico guidato da Carlo Cottarelli aveva lasciato intendere che avrebbe votato la fiducia. Quando però i dem hanno realizzato che l'esecutivo del presidente sarebbe nato «già morto» hanno avuto paura di naufragare definitivamente. E ieri il segretario reggente, Maurizio Martina, ha ufficializzato la posizione del Pd: sostegno per Mattarella sì ma niente fiducia a Cottarelli. «Per rispettare il carattere di neutralità politica del governo credo sia opportuno che il Pd si astenga sul voto di fiducia», aveva detto Martina. Come voleva Renzi, appunto. Scelta confermata in Senato dal capogruppo dei senatori dem, Andrea Marcucci: «Noi spingiamo per l'immediato scioglimento delle Camere perché siamo per il voto». Renzi è deciso a rientrare in partita anche se assicura che non sarà lui il centravanti. «Le elezioni sono una grande opportunità» per Renzi che chiama a raccolta chi non si riconosce nei grillini o nei leghisti, presentandosi come garante delle istituzioni e difensore di Sergio Mattarella. «Da un lato ci saranno gli sfascisti istituzionali e dall'altro un fronte più ampio del Pd che sfidi Cinque Stelle e Lega», dice Renzi. Allude a Silvio Berlusconi? «Assolutamente no», dice Renzi che parla di un «Fronte repubblicano o Fronte democratico». Insomma, punta a recuperare i voti dei moderati con una coalizione, unica strada praticabile con questa legge elettorale. «Ci dobbiamo riprendere i voti dei delusi FI, M5S, Lega e sinistra radicale - dice Renzi -. Salvini e Di Maio avranno pure metà dell'elettorato ma l'altra metà non li vota. Noi dobbiamo andare a prendere i voti dei delusi, anche i voti di Forza Italia». E il Pd si mobilita in vista della manifestazione fissata per domani a Roma in piazza Santi Apostoli dove è stato deciso di portare bandiere tricolori e della Ue: difesa delle istituzioni repubblicane e dell'Europa.

Ma il problema del Pd continua ad essere quello del leader: chi comanda? Paolo Gentiloni e Carlo Calenda scaldano i motori ma non è certo che Renzi li lasci partire.

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