Mondo

Strette di mano e battute. La diplomazia da tavola cerca l'intesa Donald-Kim

Il presidente: "Grande cena, relazione speciale tra noi Pace tra le Coree? Vedremo". Ma restano le distanze

Strette di mano e battute. La diplomazia da tavola cerca l'intesa Donald-Kim

Una stretta di mano, i fotografi, i flash, i sorrisi e la speranza che funzioni. Ci sperano prima di tutto loro, i due leader, così distanti ma poi non così diversi, Kim Jong-Un e Donald Trump, i due ex nemici nucleari che si sono finalmente incontrati a Hanoi in Vietnam. Appena sceso il buio i blindatissimi cortei dei due leader si sono diretti verso il lussuoso hotel Metropole, un gioiello di architettura costruito dai francesi all'inizio del 900. Le loro limousine sono scomparse dietro dei baldacchini bianchi, sottraendoli agli obiettivi di fotografi e telecamere. Ma pochi minuti dopo eccoli ricomparire in una delle sale dell'hotel per la prima, macchinosa, chiacchierata. Trump in abito scuro e cravatta a righe diagonali rosa, Kim con il suo amato abito stile Mao, quello delle grandi occasioni. «Ci siamo visti per trenta minuti», ha detto in un commento alla stampa presente al Metropole Hotel della capitale vietnamita, «e abbiamo avuto una conversazione molto interessante», ha detto il presidente americano. C'è voglia di lavorare, di portare a casa qualcosa di buono per la seconda loro volta.

La prima un anno fa , otto mesi fa per l'esattezza, a Singapore. «La nostra relazione- ha chiarito Trump- è molto speciale». Poi, «una cena veloce», per rompere il ghiaccio, visto che il vero e proprio negoziato inizierà oggi. «Molte cose saranno risolte» tra Stati Uniti e Corea del Nord e la relazione con il leader nord-coreano, Kim Jong-un, è «davvero speciale, molte cose saranno risolte, e spero che portino a una situazione davvero fantastica», ha detto il presidente Usa, seduto al tavolo a fianco di Kim. Il tycoon anche se è apparso un po' teso, regala ottimismo alla sala e lascia intravedere le sue carte: «È un onore essere qui, abbiamo avuto un grande successo al primo summit, questo sarà probabilmente dello stesso livello o superiore, la nostra relazione è buona, la Nord Corea avrà un grande futuro economico se tutto andrà bene», e sentendo il miliardario diventato presidente parlare del grande potenziale della Nord Corea in campo economico, a Kim si è allargato un sorriso raggiante. Il Maresciallo ha ventilato l'ipotesi smantellare il rettore di Yongbyon, la principale fucina atomica del regime, ma chiede in cambio un alleggerimento delle sanzioni, che Trump non sembra disposto a concedere. Insomma, tanti temi sul tavolo, tanta buona volontà anche se gli analisti temono un secondo buco nell'acqua. Cioè, strette di mano e sorrisi e un nulla di fatto.

Intanto la diplomazia si fa a tavola. Alla cena formale hanno preso parte Sarah Sanders, il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, e il facente funzione di Capo dello staff, Mick Mulvaney; mentre per la Corea del Nord, il braccio destro di Kim, Kim Yong-chol, e il ministro degli Esteri, RiYong-ho. Il leader nordcoreano, Kim Jong-un, dopo la stretta di mano con il presidente americano, ha definito il summit «una decisione coraggiosa» di Donald Trump, «Siamo stati capace di superare tutti gli ostacoli e ora siamo qui».

Alla domanda di un giornalista a Trump ha aperto alla possibilità che si arrivi a una dichiarazione di fine guerra di Corea tra Stati Uniti e Corea del Nord con un «Vedremo».

Commenti