Politica

Succede a Zwara, punto di raccolta per le partenze verso l'Italia. E gli scafisti accelerano gli imbarchi

Primi segnali di rivolta contro i trafficanti di uomini e l'immigrazione clandestina. Non in Italia, ma in Libia dove la gente di Zwara, il principale porto di partenza dei barconi, adesso ha paura che con i clandestini scoppino epidemie e arrivi l'ebola. Ci sono state proteste in piazza ed il risultato è che i trafficanti stanno aumentando i numeri di barconi per smistare i 10-12mila disperati, in attesa di attraversare il Mediterraneo. Secondo un'altra fonte nell'area di Zwara sarebbero pronti all'imbarco, in questi giorni, non più di 2-3mila persone.

L'8 agosto da Tripoli il ministero della Sanità ha ammesso in un comunicato, che a causa delle «frontiere aperte» nel sud del paese potrebbero entrare in Libia persone infette da diverse malattie senza venire intercettate. «Il ministero invita la cittadinanza a contattare i centri sanitari se sospettano qualsiasi caso di ebola» o altri virus. L'epidemia ha già falciato un migliaio di persone fra Liberia e Sierra Leone da dove arrivano parte dei migranti che usano la Libia come trampolino verso l'Italia. Dal ministero della Sanità libica, comunque assicurano che al momento non è stato segnalato nessun caso sospetto di ebola.

La psicosi ha invaso Zwara, la città sulla costa libica, diventata un vero e proprio hub dell'immigrazione diretta in Europa, via barcone, da tutta l'Africa e da una fetta di Medio Oriente, compresa la Siria. Per la prima volta la gente è scesa in piazza per protestare contro il traffico di uomini. Il 14 agosto durante l'ultima manifestazione hanno scattato della foto postate su Facebook. Le scritte sui cartelli usati durante le proteste parlano chiaro: «Stop all'immigrazione clandestina», «la vita non ha prezzo», «non affittate le case» per nascondere i migranti «o sarete partecipi della loro morte». Secondo una fonte del posto «la gente di Zwara ha paura delle epidemie e che arrivi ebola attraverso gli immigrati». Tutti sanno che migliaia di clandestini vengono tenuti come bestie in qualsiasi buco trasformato in magazzino di carne umana dove le condizioni di vita, a cominciare da quelle igieniche, sono infernali. Non occorre portarsi dietro virus tremendi dall'Africa occidentale, come ebola, ma «normali» epidemie potrebbero scoppiare in qualsiasi momento fra i clandestini in attesa di imbarco verso l'Italia.

Da Tripoli fanno notare che «se qualcuno parte dall'Africa orientale infetto dall'ebola muore per strada». Il virus ti uccide in due settimane, ma l'incubazione può arrivare a 21 giorni. Un periodo di tempo che non esclude a priori la possibilità di arrivare in Libia. I 2.700 chilometri della frontiera meridionale sono sguarniti dalla fine del regime di Gheddafi. A Kufra le tribù locali cercando di organizzare un minimo di guardia alle frontiere. I clandestini che arrivano su camion scassati attraverso il deserto penetrano nella zona di Sheeba o lungo altri varchi. E arrivano anche dal Cameroon, Senegal, Niger e Sierra Leone paesi a rischio ebola.

L'amministrazione di Zwara è stata costretta a rilasciare un comunicato garantendo che la città è «pulita» e non sono stati segnalati focolai di Ebola o del Coronavirus, un ulteriore flagello che si teme sia portato dai migranti. La psicosi rimane ed il pericolo di altre epidemie provocate dalle inumane condizioni di vita dei clandestini sono una concreta possibilità. Il risultato, secondo una fonte del Giornale sul posto, «è che i trafficanti di Zwara stanno aumentando l'impegno logistico e preparando decine di barconi per smistare in fretta più clandestini possibili verso l'Italia». L'obiettivo è calmare le acque. Il numero dei migranti pronti a partire variano, a seconda delle fonti, da un minimo di 2.000 ad un massimo di 12mila.

I trafficanti di Zwara sono in gran parte storici contrabbandieri con la Tunisia, che non pagano il pizzo alle formazioni estremiste islamiche. In zona, il gruppo jihadista Ansar al Sharia, è presente solo a sud di Sabratha, ma nel caos libico le milizie cercano di inserirsi nel traffico di esseri umani per autofinanziarsi. Ieri sono stati fermati 200 siriani in fuga dalla guerra, che si erano affidati ad un gruppo islamista libico per farsi portare in Algeria. Secondo le forze di sicurezza algerine l'obiettivo era imbarcarli, come sempre, verso l'Italia.

www.

gliocchidellaguerra.it

Commenti