Politica

Suicida per i video porno La verità nei pc del suo ex

La madre della vittima lo accusa: lui avrebbe chiesto alla giovane di farsi riprendere con altri

Antonio Borrelli

Proseguono le indagini sulla tragica fine di Tiziana Cantone. I carabinieri hanno sequestrato i telefoni, i computer e i tablet di Sergio Di Palo, imprenditore napoletano ed ex fidanzato della 31enne che si è tolta la vita martedì dopo che i suoi filmati hard circolavano sul web da oltre un anno. Il materiale prelevato dagli inquirenti - che sarà oggetto di una perizia tecnica - dovrebbe permettere di accertare se alcuni di quei video fossero stati archiviati anche da Di Palo e se vi siano delle responsabilità nel suicidio della donna. La direzione delle indagini seguirebbe la scia della dolorosa testimonianza fornita dalla madre di Tiziana.

Maria Teresa, 58 anni, in una deposizione agli investigatori della Procura di Napoli Nord aveva puntato il dito proprio contro l'ex fidanzato della figlia, che comunque non è indagato. Secondo quanto dice la donna, lui (ovvero l'uomo tradito nei video in questione) sarebbe in realtà pienamente coinvolto in quel gioco perverso e mortale, avendo spinto la ragazza a girare quei filmini in cui faceva sesso con altri uomini proprio perché gli piaceva «guardare». Inoltre - sempre secondo quanto riferito dalla madre - sempre lui le avrebbe procurato l'avvocato e avrebbe contribuito alle spese processuali di Tiziana. Le ricerche, quindi, continuano percorrendo a ritroso la cronistoria della tragedia fino ad arrivare a quel fatidico aprile del 2015, quando scoppiò il caso mediatico che poi non si sarebbe più arrestato.

Tutto iniziò quando l'avvenente napoletana inviò tramite Whatsapp quei video a quattro conoscenti, senza però autorizzarli a diffonderli. I quattro li riversarono nel web comunque e nell'estate del 2015 furono da lei querelati. Fu quella la vera miccia capace di innescare il tam tam mediatico poi degenerato nel dramma. Per questo i responsabili di quella prima diffusione pubblica dell'intimità di Tiziana sono stati indagati per diffamazione. Ma oltre all'aspetto prettamente investigativo, rimane il caso etico-normativo che la storia di Tiziana Cantone ha riacceso nel mondo del web. È ormai evidente che nel mare magnum di internet esistano troppe falle sistemiche a lungo sottostimate. Crepe che riguardano in primo luogo il rapporto tra piattaforme digitali e privacy, ma che fanno anche riferimento a questioni commerciali e di profitto. I filmini hard di Tiziana Cantone, infatti, per un anno hanno raccolto incredibili introiti pubblicitari, sia su siti porno che su colossi di videosharing. Senza contare le migliaia di liberi forum sui quali sono stati pubblicati link per il download delle immagini della ragazza campana, diventata nel frattempo icona porno contro la propria volontà. Anzi, la spietata macchina del profitto ha continuato il suo lavoro anche dopo l'assurda morte di Tiziana Cantone. A poche ore dal suo suicidio e mentre a Casalnuovo si tenevano i funerali per l'ultimo addio, tra le lacrime della madre e dei familiari, alcuni video sono ricomparsi online persino dopo la rimozione forzata ordinata dal giudice.

Alcuni esperti, a ragione, hanno parlato di «guadagni indecenti» sulla pelle e sulla morte delle persone.

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