Cronache

"Suicidio atto grave. Il diritto canonico valuta le ragioni"

"Suicidio atto grave. Il diritto canonico valuta le ragioni"

Roma - «Il suicidio è un atto grave» ma «il codice di diritto canonico non cita in modo esplicito il suicidio come ragione per la negazione delle esequie». A spiegare la posizione della chiesa in merito alla concessione dei funerali o di momenti di preghiera per chi, come Dj Fabo, si è tolto la vita, è monsignor Angelo Lameri, consultore della Congregazione per il Culto Divino in Vaticano e ordinario di Liturgia e Sacramentaria generale alla Lateranense, esperto di catechismo della chiesa cattolica e liturgia.

Don Angelo, in caso di suicidio, il codice di diritto canonico e il catechismo della chiesa cattolica cosa prevedono?

«Il suicidio è sicuramente un atto grave dal punto di vista oggettivo, perché nessuno di noi può disporre della vita, quella di altri e della propria. A mio parere però è più grave l'atto di chi approfittando della sofferenza delle persone innalza bandiere ideologiche. L'angoscia o il timore grave della prova o della sofferenza possono attenuare la responsabilità del suicida. Papa Francesco poi dice che il Vangelo ci propone di correggere e aiutare a crescere una persona, ma senza emettere giudizi. Anche perché, a proposito di chi si è tolto la vita, il catechismo insegna che Dio può loro preparare un pentimento».

Quindi vanno negati i funerali a chi decide di suicidarsi?

«Il codice di diritto canonico non cita in modo esplicito il suicidio come ragione per la loro negazione. Parla solo di peccato pubblico e manifesto, se non sia intervenuto un pentimento. Il suicidio è peccato grave, ma bisogna valutare le ragioni che lo inducono. Non si può dire che tutti i suicidi escludono dalle esequie. Chi si trova a decidere deve valutare la situazione».

E per la dispersione delle ceneri, cosa dice la Chiesa?

«La Chiesa ha più volte espresso le proprie perplessità in merito. I motivi sono molti: importanza di un luogo della memoria, perplessità per il fatto che lo spargimento possa essere espressione di dottrine panteiste, o addirittura esprimere la dissoluzione definitiva del corpo negando la fede nella risurrezione della carne così come professata nel credo.

Se una persona decide di spargere le ceneri come segno di disprezzo della fede della Chiesa, penso che, per coerenza, non chieda nemmeno un funerale cristiano, e la Chiesa ha tutti i buoni motivi per chiedere a sua volta coerenza.

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