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Sul taglio delle pensioni Salvini tentenna. Passa la linea Di Maio

Per tenere il punto sull'immigrazione il leader leghista cede al M5s sulla previdenza

Sul taglio delle pensioni Salvini tentenna. Passa la linea Di Maio

Tra tenere il punto sul nodo migranti e salvare una categoria da sempre cara alla Lega, Matteo Salvini ha scelto la prima opzione. Il vicepremier ha deciso di sacrificare i pensionati sopra i 4.000 euro (addizionali fiscali locali escluse) per non fare arrabbiare l'alleato di governo Luigi Di Maio.

Il tema è quello del taglio delle pensioni d'oro e la proposta di legge firmata dal capogruppo pentastellato D'Uva. Subito impallinata dai tecnici del settore. Compreso Alberto Brambilla, vicino alla Lega e a Salvini, che ha definito il piano M5S come inattuabile: è retroattivo, non dà risparmi, colpisce i lavoratori del Nord.

Prima di lui altri avevano messo in evidenza altri problemi. Come il fatto che si tagliano le pensioni anticipate più che quelle alte, senza tenere conto del fatto che alcune categorie come i militari negli anni passati erano obbligate ad andare in pensione prima dei 60 anni.

Il documento di Brambilla è stato subito interpretato come uno stop del Carroccio. Comprensibilissimo visto che la Lega ha da sempre preso le parti dei pensionati. Ma già mercoledì il presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi ha di fatto disconosciuto lo studio dell'esperto di previdenza vicino al suo partito. Ieri lo stesso leader ha liquidato la questione con una dichiarazione che non lascia spazio a dubbi. «C'è un contratto da rispettare sulle pensioni. Ho convocato per martedì una riunione per la prossima manovra, come segretario di partito».

Tradotto, la Lega rimarrà ferma a quanto previsto dagli accordi presi con il M5S. Via libera, quindi, al ricalcolo delle pensioni. Il come è da vedere. «Intanto stiamo raccogliendo i dati», ha spiegato Salvini.

Ma a questo punto sembra improbabile che il ministro dell'interno e vicepremier si impunti sulla proposta di Brambilla, che prevede un contributo di solidarietà a carico delle pensioni più alte. Via libera dunque al ricalcolo caro ai pentastellati, anche se è complesso e a rischio ricorsi (la Corte costituzionale ha già bocciato misure meno drastiche).

La ragione non è tecnica (il piano D'Uva è complesso e porta alle casse dello Stato pochissimo, circa 300 milioni di euro). L'ammorbidimento della Lega è una scelta politica. Parte del M5S, e soprattutto il presidente della Camera Roberto Fico, sta facendo pressione su Di Maio affinché si opponga alle scelte di Salvini sui migranti.

Anche l'incontro tra Salvini e il premier ungherese Viktor Orban ha creato malumori nella maggioranza e anche a Palazzo Chigi. Fico ha preso le distanze apertamente.

Salvini non se l'è sentita di tenere il punto anche sulle pensioni. Scelta che avrebbe messo in seria difficoltà Luigi Di Maio, che ha scelto il taglio alle pensoni d'oro come una proposta di bandiera. Ieri il capogruppo M5s Francesco D'Uva ha fatto capire che la sa proposta andrà avanti: «Le pensioni d'oro saranno tagliate senza pietà».

La proposta simbolo del M5S è quindi salva. Al vicepremier leghista resta l'immigrazione.

Che in termini di popolarità vale sicuramente di più.

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