Politica

Il Supergenerale scende in campo: Mori entra nel movimento di Parisi

A 78 anni il primo impegno politico: a Palermo con Musumeci

Il Supergenerale scende in campo: Mori entra nel movimento di Parisi

L'elenco dei suoi figli che lo Stato italiano ha divorato, un po' come faceva il dio Saturno, è lungo: figli che hanno creduto di lavorare per le istituzioni, e poi dalle istituzioni sono stati massacrati. Qualcuno ci ha perso il senno, qualcuno la salute, qualcuno direttamente la pelle. Mario Mori, generale dei carabinieri, ha avuto la fortuna di salvare pelle, senno e salute. E, prosciolto da tutte le sentenze, si prepara nel fiore dei settantotto anni a una nuova vita: si affaccia alla politica. Scelta non facile per un carabiniere, che in quanto tale dovrebbe avere l'imparzialità nel sangue. Ma le asprezze di questi anni evidentemente hanno convinto Mori che in qualche modo ci si debba dare da fare per aggiustare le cose.

Riparte accanto a Stefano Parisi: e riparte dalla Sicilia, dove il 15 settembre, a Palermo, Parisi appoggerà ufficialmente la candidatura per il centrodestra di Nello Musumeci a governatore. Ed è difficile non pensare che per Mori tornare a Palermo è una terza incarnazione, perché è la città dove come carabiniere ha combattuto per anni, e dove poi - e ancora oggi - gli è toccato tornare come imputato. Il finale è ancora da scrivere, perché la sentenza del processo Stato-Mafia chissà quando arriverà. Ma finora, tutte le volte che un giudice ha potuto esprimersi sulle accuse mosse a Mori dalla Procura di Palermo, quelle accuse si sono liquefatte. Mori è convinto che finirà così anche stavolta. E ha deciso, per buttarsi in politica, di non aspettare l'ultima assoluzione.

Del colpo più sensazionale messo a segno a Palermo, la cattura di Totò Riina, Mori paga ancora oggi le conseguenze: come se mettendo fine alla interminabile latitanza del boss avesse pestato i piedi all'antimafia delle chiacchiere. I processi che hanno cercato di macchiarlo, di rovinargli la reputazione prima ancora della carriera, non si può dire che gli siano passati addosso senza lasciare tracce. Ma questo generale giuliano, basso ed energico, ha saputo tirare avanti, nel tormento delle udienze e delle requisitorie, con il pg Scarpinato che lo definiva soggetto «dalla doppia personalità e dalla natura anfibia», e gli rinfacciava una «deviazione costante dai doveri istituzionali». Ingiurie spazzate via dalla sentenza.

Mori riparte, e non solo da Palermo. Dopo l'appoggio alla campagna elettorale per le regionali siciliane di ottobre, sarà a Roma, accanto a Parisi, a preparare l'appuntamento decisivo con le elezioni politiche di primavera. All'interno di «Energie per l'Italia», il movimento di Parisi, ha un ruolo cruciale: responsabile del programma per i temi della sicurezza. Tema da sempre delicato, ma ora più che mai incandescente, che si avvia a essere uno dei terreni cruciali della campagna elettorale. Alcune priorità le ha già indicate: una riguarda il mondo dei servizi segreti, che ha conosciuto bene come direttore del Sisde, e prevede finalmente la unificazione dei due servizi di intelligence; l'altra, figlia anche questa di una lunga esperienza diretta, prevede il ridisegno di Ros, Sco, e Gico, le strutture speciali delle forze di polizia accavallate da sempre in competenze sovrapposte. Ma Mori sa anche che grande criminalità, terrorismo e narcotraffico occupano negli incubi dell'italiano medio meno spazio dello stupro, della rapina, della casa predata e svuotata, e che è su questo fronte che la politica è chiamata a dare risposte più chiare ed efficienti.

«Mori ha dato molto al Paese che è stato ingrato nei suoi confronti», ha detto Stefano Parisi presentando la sua discesa in campo.

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