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Supermercati, palestre, asili, biblioteche: quel mondo h24 che stenta ad affermarsi

La nuova tendenza non piace a tutti: "Un'imposizione, lede i nostri diritti"

Supermercati, palestre, asili, biblioteche: quel mondo h24 che stenta ad affermarsi

Roma - Il mondo della notte è più vivo che mai nelle grandi città italiane, dove orde di persone si muovono mentre tutti gli altri dormono. Negli ultimi anni le nuove prospettive sul mondo del lavoro hanno spinto verso una vera e propria rivoluzione dell'orario continuato, in cui giornate sempre più lunghe e dilatate ne sono il paradigma. E se da una parte c'è chi ha accolto con fiducia la riorganizzazione della propria vita, dall'altra non sono pochi ad interpretare la tendenza come nuova imposizione di un capitalismo capace di assalire anche il sonno. Molti sostengono che la filosofia dell'orario continuato vada a ledere diritti fondamentali dell'individuo, perché il tempo libero è sempre meno.

Qualcuno - ad esempio - si è accorto che da pochi anni il prime time in tv comincia intorno alle 21.20. In vent'anni abbiamo perso almeno 35 minuti, a dimostrazione che torniamo a casa più tardi. Per altri, invece, siamo soltanto di fronte alla nuova evoluzione di una società che offre nuove possibilità e risponde a necessità crescenti. Così a Roma come a Milano aumentano palestre, parrucchieri, centri estetici, asili, tutti riservati agli «eroi della notte», quelli che al buio lavorano o di giorno non hanno tempo. Sono le tre del mattino, la Capitale è relativamente silenziosa e le strade curiosamente libere da auto. Silenzioso è anche il supermarket h24, situato ad hoc nei pressi di una agiata zona residenziale di Roma nord. All'interno sono al lavoro un solo cassiere e un paio di magazzinieri intenti a sistemare i prodotti sugli scaffali. La luce artificiale dei neon fa un po' a schiaffi con il buio attorno e la musica degli altoparlanti non basta a coprire il silenzio irreale che si vive; sembra quasi uno scenario post-apocalittico. Il supermercato però non è vuoto. Un operaio già pronto per iniziare il turno in fabbrica fa spesa munito di carrello; tutt'altro tipo di shopping è quello dei tre studenti fuorisede, che nel reparto degli snack rompono il silenzio con una certa vivacità. «Ci è venuta la fame della notte - dicono - e poi approfittiamo per comprare qualcosa per domani». Una coppia, invece, cammina mano nella mano tra i corridoi come se percorresse via del Corso: «Siamo stati tutto il giorno al lavoro, almeno così passiamo un po' di tempo insieme». Alla cassa incalzo il dipendente sulla nuova formula h24 adottata dalla catena. «Fino a pochi anni fa era una cosa inimmaginabile - rivela lui - ma ora funziona. Certo, il flusso non è lo stesso del turno diurno, ma alcune notti c'è un via vai impressionante». Ma quando faccio qualche domanda sulle opinioni dei dipendenti circa i nuovi turni, sorride e mi saluta. Altra zona di Roma, stessa tendenza. Di notte l'enorme campus de «La Sapienza» si spoglia del caos quotidiano tipico dell'università più grande d'Europa. Eppure, da un'aula splende una luce che dalle vetrate illumina una parte di cortile. È la biblioteca notturna de «La Sapienza», inaugurata nel 2015 per permettere agli studenti nottambuli (già oltre duemila) di mettersi sui libri quando non trema neanche una foglia. In biblioteca una decina di ragazzi in religioso silenzio hanno il capo chinato sulle scrivanie. Uno di loro si è lasciato vincere dal sonno e usa gli appunti come cuscino. Martina mi concede qualche parola, prima di rifiondarsi sul suo codice penale. «In questo semestre sono sommersa da corsi e seminari. L'unico momento in cui posso studiare è la notte e qui mi trovo meglio». Due anni fa a Roma è stato persino aperto il primo asilo h24, rivolto a quei genitori che lavorano di notte.

Il fenomeno del modello h24 e sette giorni a settimana - adottato anche in Europa tranne che in Francia, Belgio, Germania, Spagna e Olanda - si intreccia con le recenti polemiche sulle aperture dei centri commerciali la domenica e nei giorni festivi. Perché se ci sono più servizi per i cittadini, è anche vero che ci sono più vincoli per i lavoratori. In Italia quest'estensione del tempo e dello spazio ha visto la sua piena concretizzazione nel decreto «Salva Italia» del governo Monti, che nel 2012 ha liberalizzato orari e giornate di apertura dei negozi.

In pratica, se domani che è la festa dei lavoratori un imprenditore vorrà tenere alzata la saracinesca, potrà farlo.

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